Virgilio e il ramo d'oro.
Senza il ramo d'oro Enea non avrebbe mai ottenuto da Plutone e Proserpina l'accesso ai regni dell'Ade, ove desiderava recarsi per incontrare l'anima del padre Anchise e apprendere da lui il destino che lo avrebbe atteso dopo l'arrivo nel Lazio.
La Sibilla Cumana, interpellata in proposito, così si esprime ispirata dal dio Apollo:
"Nascosto in un albero folto è un ramo che ha foglie
d'oro e il gambo flessibile, sacro a Prosèrpina;
tutta la selva lo copre e fitte ombre lo cingono
di convalli. A nessuno è dato di entrare nei regni
segreti se prima non svelle quell'aureo germoglio.
La bella Prosèrpina vuole che a lei si riserbi
Questo tributo; al primo staccato non manca il secondo
d'oro anch'esso, e il ramo di foglie d'oro si veste.
Dunque ben addentro osserva con gli occhi e trovatolo,
come il rito prescrive, staccalo con la tua mano;
quello da sé docilmente verrà alla tua mano
se il fato ti elegge, altrimenti non forza ti giova
a piegarlo, né duro ferro a strapparlo"
Virgilio,Eneide,VI, 136-148
L'invocazione di Enea che chiede di dove può trovare il ramo d'oro viene accolta ; appaiono infatti, due colombe bianche, uccelli sacri a Venere , che lo guidano fino al recesso ombroso ove cresce il ramo d'oro, che Enea riesce a svellere senza grandi sforzi.
"Quelle a volo beccando tanto andavano innanzi
quanto gli occhi potessero intenti guardarle.
E quando alla bocca del livido Averno pervennero
veloci si levano a volo e dal limpido aere calando
si posan su l'albero strano, di doppia natura,
donde rifulse tra i rami un vivido d'oro
scintillio. Quale d'inverno il vischio nei boschi
di nuova fronda si veste che in altro albero ha il seme
e i lisci tronchi circonda di gialle sue bacche,
tale su l'ìlice nera sembrava dell'oro la fronda,
così crepitava al vento lieve la lamina.
Enea in fretta la prende e la stacca bramoso
mentre quella esitava e la reca nell'antro
all'indovina Sibilla"
Virgilio,Eneide,VI,199-211
L'etnologo James Frazer sostiene che il ramo d'oro è un ramo di vischio. Il vischio, pianta parassita, che seccando diventa dorato e che non appartiene né alla terra, né al cielo, perché cresce su un'altra pianta (la quercia o il leccio ) era sacro agli antichi.
William Turner-Il ramo d'oro.
E" Nel recinto del santuario di Nemi cresceva un albero da cui non era lecito spezzare alcun ramo. Soltanto uno schiavo fuggitivo, se ci fosse riuscito, poteva spezzarne uno. In questo caso egli aveva il diritto di battersi col sacerdote, e, se l'uccideva, regnava in sua vece col titolo di re del bosco, rex nemorensis.
Secondo l'opinione degli antichi, questo ramo fatale s'identificava con quel ramo d'oro che Enea colse per invito della Sibilla prima di accingersi al suo periglioso viaggio nel regno dei morti.
Si credeva che la fuga dello schiavo rappresentasse la fuga di Oreste e che il combattimento col sacerdote fosse una reminiscenza dei sacrifici umani offerti un giorno alla Diana Taurica.
Questa regola di successione per mezzo della spada veniva ancora osservata nei tempi imperiali; infatti Caligola, tra gli altri capricci, pensando che il sacerdote di Nemi avesse tenuto troppo a lungo il suo ufficio, pagò un più robusto sgherro perché l'uccidesse." (J. G. Frazer, il romo d'oro, Torino 1973, p. 10, trad. L. De Bosis )
Certo questa regola era un modo per superare ogni faticosa ricerca fra i rovi del bosco ( sic ! ) e spedire, in tal modo, direttamente agli inferi lo sfortunato sacerdote ( già assassino a sua volta) con un fendente fra capo e collo.
Recentemente l'archeologo Filippo Coarelli sostiene di aver trovato in vaso che conteneva l'albero fra i cui rami cresceva quello d'oro: è un recinto quadrato, un vaso incassato nella terra. Sul fondo un reticolo di mattoni , lungo il bordo un canale dove scorreva l' acqua. La località è Nemi, ai castelli romani, sulla cui riva settentrionale dell'omonimo lago la leggenda vuole fosse posto lo specchio di Diana.
La quercia in greco antico è δρῦς, -υός, ἡ , dove drus è l'albero per eccellenza come fa notare l'erudito filologo Adolphe Pictet in una nota a pag. 54 dell'Alchimia -Studi diversi di Simbolismo Ermetico e di Pratica Filosofale di Eugène Canseliet. Ai piedi della quercia cava in un giardino fiorito gorgogliava una Fontana di acqua bianchissima insegna Nicolas Flamel nelle sue Figure geroglifiche , mentre la galla e il tanno , segnalano le due grandi incognite dell'Opera dei Saggi, cioè la materia e il tempo ( Eugène Canseliet ).
<< Apprendete dunque ...quale è la quercia cava sulla quale Cadmo infisse il serpente. Apprendete quali sono le colombe di Diana, che vincono il leone accarezzandolo, il leone , dico, verde....>> Introitus ad Palatium Regis, cap.II,III -Filalete Il leone va individuato prima e provocato poi ma per addolcirlo sucessivamente, si te fata vocant, con le colombe di Diana .
E' in questo modo che è possibile cogliere dunque, nell'inospite selva dove potrebbero albergare feroci animali il ramo d'oro ? Ramo d'oro che con il vischio ben poco ha a che fare se non ad esserne eloquentemente rappresentato.
Il vaso di Coarelli, invece, dubito che possa avere un significato simbolico che sarebbe, in questo scenario, comunque ridondante.
gdg
Secondo l'opinione degli antichi, questo ramo fatale s'identificava con quel ramo d'oro che Enea colse per invito della Sibilla prima di accingersi al suo periglioso viaggio nel regno dei morti.
Si credeva che la fuga dello schiavo rappresentasse la fuga di Oreste e che il combattimento col sacerdote fosse una reminiscenza dei sacrifici umani offerti un giorno alla Diana Taurica.
Questa regola di successione per mezzo della spada veniva ancora osservata nei tempi imperiali; infatti Caligola, tra gli altri capricci, pensando che il sacerdote di Nemi avesse tenuto troppo a lungo il suo ufficio, pagò un più robusto sgherro perché l'uccidesse." (J. G. Frazer, il romo d'oro, Torino 1973, p. 10, trad. L. De Bosis )
Certo questa regola era un modo per superare ogni faticosa ricerca fra i rovi del bosco ( sic ! ) e spedire, in tal modo, direttamente agli inferi lo sfortunato sacerdote ( già assassino a sua volta) con un fendente fra capo e collo.
Recentemente l'archeologo Filippo Coarelli sostiene di aver trovato in vaso che conteneva l'albero fra i cui rami cresceva quello d'oro: è un recinto quadrato, un vaso incassato nella terra. Sul fondo un reticolo di mattoni , lungo il bordo un canale dove scorreva l' acqua. La località è Nemi, ai castelli romani, sulla cui riva settentrionale dell'omonimo lago la leggenda vuole fosse posto lo specchio di Diana.
La quercia in greco antico è δρῦς, -υός, ἡ , dove drus è l'albero per eccellenza come fa notare l'erudito filologo Adolphe Pictet in una nota a pag. 54 dell'Alchimia -Studi diversi di Simbolismo Ermetico e di Pratica Filosofale di Eugène Canseliet. Ai piedi della quercia cava in un giardino fiorito gorgogliava una Fontana di acqua bianchissima insegna Nicolas Flamel nelle sue Figure geroglifiche , mentre la galla e il tanno , segnalano le due grandi incognite dell'Opera dei Saggi, cioè la materia e il tempo ( Eugène Canseliet ).
<< Apprendete dunque ...quale è la quercia cava sulla quale Cadmo infisse il serpente. Apprendete quali sono le colombe di Diana, che vincono il leone accarezzandolo, il leone , dico, verde....>> Introitus ad Palatium Regis, cap.II,III -Filalete Il leone va individuato prima e provocato poi ma per addolcirlo sucessivamente, si te fata vocant, con le colombe di Diana .
E' in questo modo che è possibile cogliere dunque, nell'inospite selva dove potrebbero albergare feroci animali il ramo d'oro ? Ramo d'oro che con il vischio ben poco ha a che fare se non ad esserne eloquentemente rappresentato.
Il vaso di Coarelli, invece, dubito che possa avere un significato simbolico che sarebbe, in questo scenario, comunque ridondante.
gdg