La Colonnetta istoriata di S.Ponziano a Lucca. Prima parte.
Così Gigetta Dalli Regoli in :" Dai maestri senza nome all’impresa dei Guidi " descrive la colonnetta istoriata di S.Ponziano : “Nelle fasce che si avvolgono a spirale attorno al fusto la colonna custodisce intatta, per nostra fortuna, una concatenazione di immagini di senso compiuto, una sequenza densa e avvincente, nella quale allusioni e citazioni erudite si stemperano e si dilatano nella evocazione fantastica.
Le fasce figurate sono due, intervallate da un nastro tripartito: due piste equidistanti dal percorso obbligato, all’interno delle quali si snodano episodi fondati quasi esclusivamente su elementi zoomorfi e fitomorfi.
In un caso l’avvio è costituito da un drago alato: il dorso coperto di piume, il petto e il ventre a scaglie trasversali, la lunghezza del corpo evidenziata da una fila di bottoni, il mostro striscia verso l’alto, sfiorando il suolo con la gola e alzando la testa di lupo dalle fauci spalancate; un tralcio vegetale con foglie frastagliate e rosette si snoda nel prosieguo della pista, fino a connettersi con un drago del tutto simile al precedente- e dunque lo stesso animale colto in un punto più avanzato del percorso- al quale si oppone un grifone: con le ali aperte, la testa eretta, la schiena inarcata nel movimento di discesa, questo protende una zampa artigliata per frenare e schiacciare il muso dell’assalitore [...]
All’inizio della seconda fascia, situata di profilo, vi è una testa umana , che l’occhio e l’orecchio enormi, i capelli e la barba incolti qualificano come mostruosa; probabilmente una tipologia che evoca la voragine infernale , dalla cui bocca promanano girali fogliacei e nuovi episodi di lotta: un leone raffigurato secondo una inedita visuale dall’alto occupa tutta l’ampiezza della pista, e la spina dorsale rilevata, le zampe schiacciate in compressione , gli artigli e le diagonali del costato conducono all’enorme testa crinita che azzanna un’animale di proporzioni più ridotte; un cinghiale probabilmente, sempreché le colpeggiature e le brevi striature che ne segnano il corpo alludano ad un manto di setole, e non a una serie di aculei. Il porco selvatico é a sua volta impegnato in un contrasto con un essere che solo a prima vista potrebbe sembrare umano: in realtà gli arti inferiori terminano con artigli e speroni, una coda spunta tra le natiche, e la testa volta di profilo mostra ispidi ciuffi di pelo e un grande orecchio animalesco: si tratta certamente di una creatura appartenente al genere misto , un ibrido la cui nudità sottolinea i connotati negativi; il riferimento più persuasivo dovrebbe identificarsi nella categoria dei fauni, satiri ed incubi della letteratura precristiana, quegli esseri silvestri( pilosi ) che nella patristica subiscono un rapido processo di demonizzazione. Schiacciato con il ventre contro il fusto della colonna , il mostro affronta il porco con la sinistra, e leva nella mano destra un’arma imprecisata, probabilmente un bastone: un altro animale lo attacca infatti da questa parte, un lungo serpente dal corpo scaglioso che lo azzanna dal fianco.
Una breve serie di foglie e rosette conduce all’ultima parte della sequenza: nell’uccello dal lungo collo che solleva un pesce nel becco credo si debba riconoscere l’ibis, uno degli animali che il Pentateuco annovera fra gli immondi e che la cultura figurativa medievale divulga come simbolo del peccato e del peccatore; secondo i Bestiari, infatti, l’ibis, che è incapace di nuotare e di volare, si nutre di pesci morti, e ciò propone un’analogia con il reprobo che si abbandona alla tentazione disdegnando il cibo spirituale. Prosegue l’ascesa con nuovi episodi che si intrecciano ai girali fioriti di rose: un altro leone aggredisce da tergo un quadrupede dalla lunga coda, forse un leopardo; e finalmente un orso dal grande capo espanso, il vello diviso in ciocche appuntite, aggredisce un uomo, affondando la testa nel corpo ripiegato di questi .Schiacciato entro l’ansa che chiude il percorso di questa seconda fascia, l’uomo affronta la bestia a mani nude, senza difese nella veste succinta .”
Dracon, il drago il cui linguaggio figurato risale a un mito della lotta fra la divinità e il mostro del Caos. Differenti nomi ebraici di animali come - 1- tannim , tan, liwatan, ohim, siyyim sono stati tradotti con “ dragone ”; in Ester X,7 ;XI,6 il nome di “ dragoni ” viene dato a degli animali che Mardocheo vede in sogno e che non si possono determinare in assenza del testo ebraico. Nella Sapienza XVI,10 tale nome designa i serpenti che fecero perire gli israeliani nel deserto: si tratta sempre e comunque di bestie feroci, spietate e crudeli .
-2- Dracon ( è connesso a dercomai = dalla vista acuta , quale possibile riferimento alla funzione di guardiano della soglia ) significa drago, dragone, serpente, ma anche pesce marino ( serpente di mare ).Questo mostro rappresenta una parte importante nella mitologia babilonese-assira e fenicia e rappresenta il “nemico ”. Nel parsismo è il serpente Azi- Dahaka che si presenta all’inizio e alla fine del tempo ; in Babilonia è Tiamat e Labbu insieme ad altre figure demoniache quali i grifoni , i serpenti ecct.; in Egitto è Apophis o Tifone accanto a coccodrilli e così via ; in Grecia è Pitone ucciso da Apollo ed anche il serpente ucciso da Cadmo.
<< Nel cielo apparve poi un segno grandioso:
una donna vestita di sole, con la luna sotto
i suoi piedi, e sul suo capo una corona di
dodici stelle. Era incinta e gridava per le doglie
e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno
nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e
dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda
trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le
precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla
donna che stava per partorire per divorare il bambino
appena nato. Essa partorì un figlio maschio, destinato
a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e il
figlio fu subito rapito verso Dio e verso il suo trono.
La donna invece, fuggì nel deserto, ove Dio le aveva
preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per mille-
duecentosessanta giorni.
Scoppiò una guerra nel cielo: -3- Michele e i suoi aangeli
combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme
ai suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto in cielo.
Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo
e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra
e con lui furono precipitati anche i suoi angeli >> .
Apocalisse di Giovanni, XII°, 1-9.
gdg
NOTE
-1- Tannin = il serpente Esd.VII,12; Dt. ,XXXII, 33; Ger,LI,34 ; il serpente adorato nel tempio di Bel, a Babilonia o coccodrillo perché la parola ebrea ha questo doppio significato Ez. XXIX,3 ; XXXII,2 o ancora cetaceo Sal. CXXXXVIII,7. Tan = sciacallo Is,XXXIV,13. Liwatan = coccodrillo Sal. LXXIV,14. Ohim = bestie urlanti Is. XIII,21. Siyyim = bestie del deserto Ger. L,39.
-2- Di particolare interesse dracaina = dragonessa, frusta. Quest’ultimo termine mi fa venire alla memoria la quinta tavola del TYPUS MUNDI , intitolata “ Hic vertitur orbis ” di Philippe de Mallery, RR.C.S.I.A., dove la Discordia con la sua frusta di serpenti minaccia il piccolo mondo crucifero :
TRANSIT EROS IN ERIS .
-3- Mi ka el in ebraico “ chi come Dio ? ”