Cattedrali Gotiche.
Scrive Francesco Lamendola:
“Le grandi cattedrali gotiche sono il monumento più straordinario che la civiltà europea abbia mai innalzato all’Assoluto e, al tempo stesso, la più commovente testimonianza resa da quella civiltà alla nostalgia della propria parte migliore: il richiamo dell’Essere, di quel Primo Motore e di quel Centro cosmico che, per le creature terrene, è come l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine di ogni cosa ed il senso ultimo di tutto ciò che esiste.
Con buona pace della Vulgata illuminista e neoilluminista, secondo la quale vi è poco o nulla da salvare nei secoli del “buio Medioevo”, mai come allora il nostro continente è stato vivo e pulsante di fede, di operosità, di ricerca della verità: quando persone d’ogni ceto e d’ogni età si mettevano in cammino, a piedi, per San Giacomo di Compostella o per Monte San’Angelo (il computer mi segna come errore la parola “Compostella”: fino a questo punto è giunto l’oblio delle proprie radici, propiziato dalla barbarie tecnologica); e quando dai conventi alle università si spandeva, come un fiume armonioso e possente, la filosofia di San Tommaso d’Aquino, supremo sforzo di conciliazione della cultura cristiana con quella greca e mirabile architettura spirituale, nata e pensata per misurarsi coi millenni, non - come la maggior parte delle filosofie contemporanee - con gli anni o, magari, i mesi…
La decadenza dell’Europa è incominciata quando quel meraviglioso soffio di spiritualità ha incominciato a spegnersi; quando i suoi abitanti hanno smesso di costruire le cattedrali (anche se hanno continuato ad erigere templi, ma ormai non più segni di preghiera slanciati verso il Cielo, bensì vuoti simulacri per celebrare la maestria del singolo architetto); quando l’anima delle persone ha perso il proprio centro e si è dispersa in una quantità di richiami, di brame e di appetiti disordinati e distruttivi.
È stato allora, fra il XIV e il XV secolo, quando l’astuzia del banchiere ha definitivamente sopraffatto e spodestato la nobiltà d’animo dell’asceta o del guerriero (che magari erano la stessa persona, come nel caso dei cavalieri templari) e quando la Chiesa è venuta a patti col mondo dei valori borghesi, lasciando cadere la sua secolare condanna dell’usura, che l’Europa ha incominciato a perdere la propria anima.
Dopo di allora, la sua storia non è stata che quella di una lenta agonia; anche se ciò è passato, paradossalmente, quasi inosservato, perché proprio a partire da quell’epoca è iniziata la sua spettacolare espansione produttiva, commerciale, militare, scientifica e tecnologica, che le ha consentito di sottomettere gran parte del mondo e di proclamare la propria come la migliore delle civiltà possibili, dalla quale ogni altra aveva solo da imparare (quando addirittura non meritava la distruzione fisica, come più volte accadde).
Dopo di allora, l’Europa ha smesso di generare giganti dello spirito come San Francesco, giganti del pensiero come Dante, giganti dell’arte come Giotto; ed è incominciata la generazione dei nani presuntuosi e maligni, dei quali è bello tacere gli stessi nomi, anche perché il loro numero è legione e non accenna a diminuire: queste anime brutte, rachitiche, crudeli, che sanno solo distruggere, dissacrare e gettare su ogni cosa l’ombra dei peggiori sospetti."
COMMENTO
Si tratta forse dell’ età del ferro , preannunciata da Esiodo ?
« Fiorì per prima l'età dell'oro; spontaneamente, senza bisogno di giustizieri, senza bisogno di leggi, si onoravano la lealtà e la rettitudine. »
Ovidio, Metamorfosi
Seguiranno- secondo Ovidio- l’ Età dell'Argento,del Bronzo e infine l’Età del Ferro, l’età dei nostri giorni, ovvero il regno dell'ingiustizia, dell’odio forsennato, della violenza inumana. E' l'età senza ritorno.
gdg
Angelo Terenzoni , poi, nel libro<< L’universo simbolico della cattedrale. San Lorenzo di Genova >> così si esprime ( con Terenzoni condivido ben poche cose e ,fra queste poche cose , il passo che segue) :
" In campo cattolico, alla cattedrale segue la chiesa barocca della Controriforma, la cui struttura pesante ed intonacata esprime la sclerotizzazione di un mondo, mentre i cieli tempestosi delle sue volte danno l’idea di una tensione interore priva di sbocco verso l’alto: è infatti questo un contesto in cui la dimensione esoterica è perduta ed in cui regna sovrano il più bieco esclusivismo religioso. […] La modernizzazione del cerimoniale attuata dal Concilio Vaticano II, come effetto del recepimento delle dissacrate motivazioni esistenziali del mondo moderno, […], trasformando la chiesa in una sala di adunanza comunitaria, ove la celebrazione delle lingue nazionali e gli sdolcinati inni, privo di significato, sono il risultato di una simile “protestantizzazione” ( sic ).Il tempio perde allora la sua natura di luogo ove attuare l’elevazione verso l’alto e diviene una sola ed unica navata, al cui centro sta un altare rivolto verso i fedeli, ove il celebrante spesso si compiace di sentirsi “uno dei tanti” e, in questa sua follia, smarrisce il senso del rito della Messa […] ”
COMMENTO.
Siamo forse alla soglia di una crisi dell’umanità ( se questa è associata al fosco destino della Chiesa Cattolica ) di immani proporzioni ? Sembra che ogni caposaldo sia deteriorato, ovvero sia già in atto la putrefazione di questo mondo .
<< Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà avvenire l'apostasia e dovrà esser rivelato l'uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si contrappone e s'innalza sopra ogni essere vivente che viene detto "Dio " o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio >>
2Tessalonicesi 2:3-4
gdg
“Le grandi cattedrali gotiche sono il monumento più straordinario che la civiltà europea abbia mai innalzato all’Assoluto e, al tempo stesso, la più commovente testimonianza resa da quella civiltà alla nostalgia della propria parte migliore: il richiamo dell’Essere, di quel Primo Motore e di quel Centro cosmico che, per le creature terrene, è come l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine di ogni cosa ed il senso ultimo di tutto ciò che esiste.
Con buona pace della Vulgata illuminista e neoilluminista, secondo la quale vi è poco o nulla da salvare nei secoli del “buio Medioevo”, mai come allora il nostro continente è stato vivo e pulsante di fede, di operosità, di ricerca della verità: quando persone d’ogni ceto e d’ogni età si mettevano in cammino, a piedi, per San Giacomo di Compostella o per Monte San’Angelo (il computer mi segna come errore la parola “Compostella”: fino a questo punto è giunto l’oblio delle proprie radici, propiziato dalla barbarie tecnologica); e quando dai conventi alle università si spandeva, come un fiume armonioso e possente, la filosofia di San Tommaso d’Aquino, supremo sforzo di conciliazione della cultura cristiana con quella greca e mirabile architettura spirituale, nata e pensata per misurarsi coi millenni, non - come la maggior parte delle filosofie contemporanee - con gli anni o, magari, i mesi…
La decadenza dell’Europa è incominciata quando quel meraviglioso soffio di spiritualità ha incominciato a spegnersi; quando i suoi abitanti hanno smesso di costruire le cattedrali (anche se hanno continuato ad erigere templi, ma ormai non più segni di preghiera slanciati verso il Cielo, bensì vuoti simulacri per celebrare la maestria del singolo architetto); quando l’anima delle persone ha perso il proprio centro e si è dispersa in una quantità di richiami, di brame e di appetiti disordinati e distruttivi.
È stato allora, fra il XIV e il XV secolo, quando l’astuzia del banchiere ha definitivamente sopraffatto e spodestato la nobiltà d’animo dell’asceta o del guerriero (che magari erano la stessa persona, come nel caso dei cavalieri templari) e quando la Chiesa è venuta a patti col mondo dei valori borghesi, lasciando cadere la sua secolare condanna dell’usura, che l’Europa ha incominciato a perdere la propria anima.
Dopo di allora, la sua storia non è stata che quella di una lenta agonia; anche se ciò è passato, paradossalmente, quasi inosservato, perché proprio a partire da quell’epoca è iniziata la sua spettacolare espansione produttiva, commerciale, militare, scientifica e tecnologica, che le ha consentito di sottomettere gran parte del mondo e di proclamare la propria come la migliore delle civiltà possibili, dalla quale ogni altra aveva solo da imparare (quando addirittura non meritava la distruzione fisica, come più volte accadde).
Dopo di allora, l’Europa ha smesso di generare giganti dello spirito come San Francesco, giganti del pensiero come Dante, giganti dell’arte come Giotto; ed è incominciata la generazione dei nani presuntuosi e maligni, dei quali è bello tacere gli stessi nomi, anche perché il loro numero è legione e non accenna a diminuire: queste anime brutte, rachitiche, crudeli, che sanno solo distruggere, dissacrare e gettare su ogni cosa l’ombra dei peggiori sospetti."
COMMENTO
Si tratta forse dell’ età del ferro , preannunciata da Esiodo ?
« Fiorì per prima l'età dell'oro; spontaneamente, senza bisogno di giustizieri, senza bisogno di leggi, si onoravano la lealtà e la rettitudine. »
Ovidio, Metamorfosi
Seguiranno- secondo Ovidio- l’ Età dell'Argento,del Bronzo e infine l’Età del Ferro, l’età dei nostri giorni, ovvero il regno dell'ingiustizia, dell’odio forsennato, della violenza inumana. E' l'età senza ritorno.
gdg
Angelo Terenzoni , poi, nel libro<< L’universo simbolico della cattedrale. San Lorenzo di Genova >> così si esprime ( con Terenzoni condivido ben poche cose e ,fra queste poche cose , il passo che segue) :
" In campo cattolico, alla cattedrale segue la chiesa barocca della Controriforma, la cui struttura pesante ed intonacata esprime la sclerotizzazione di un mondo, mentre i cieli tempestosi delle sue volte danno l’idea di una tensione interore priva di sbocco verso l’alto: è infatti questo un contesto in cui la dimensione esoterica è perduta ed in cui regna sovrano il più bieco esclusivismo religioso. […] La modernizzazione del cerimoniale attuata dal Concilio Vaticano II, come effetto del recepimento delle dissacrate motivazioni esistenziali del mondo moderno, […], trasformando la chiesa in una sala di adunanza comunitaria, ove la celebrazione delle lingue nazionali e gli sdolcinati inni, privo di significato, sono il risultato di una simile “protestantizzazione” ( sic ).Il tempio perde allora la sua natura di luogo ove attuare l’elevazione verso l’alto e diviene una sola ed unica navata, al cui centro sta un altare rivolto verso i fedeli, ove il celebrante spesso si compiace di sentirsi “uno dei tanti” e, in questa sua follia, smarrisce il senso del rito della Messa […] ”
COMMENTO.
Siamo forse alla soglia di una crisi dell’umanità ( se questa è associata al fosco destino della Chiesa Cattolica ) di immani proporzioni ? Sembra che ogni caposaldo sia deteriorato, ovvero sia già in atto la putrefazione di questo mondo .
<< Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà avvenire l'apostasia e dovrà esser rivelato l'uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si contrappone e s'innalza sopra ogni essere vivente che viene detto "Dio " o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio >>
2Tessalonicesi 2:3-4
gdg
David Beckham preannuncia il futuro?
[...]
Una tela di circa sette piedi (che “al cambio” fanno 2,1336 metri) rappresentava il calciatore David Beckham crocifisso con addosso la maglia rossa della nazionale inglese. Non solo: in alto figura una banconota da un dollaro americano, sotto di lui, a completare la raccapricciante raffigurazione, la Coppa del Mondo e la Coppa Rimet.
Il dipinto si chiama "Let Me Listen to Me and Not to Them" – spiega Johnny Cotter, con orgoglio – e non è assolutamente un dipinto anti-Cristo. Il punto della questione è chi la gente idolatra nel 21° secolo”.
“La domanda è – continua l’artista – è Dio o sono persone come David Beckham o le star della tv ad essere pagate milioni solo per essere guardate. Ho scelto Becks perché è un’icona mondiale, conosciuta da tutti, “anche più di Gesù Cristo”, diceva qualcuno”.
“E’ vero – ammette Cotter – ho ricevuto tante critiche ma anche tanti attestati di ammirazione”. Tanto che a novembre addirittura Boy George è stato vicino a comprare il dipinto. Poi, evidentemente, ha deciso di soprassedere: come dargli torto?
[...]
Davide Bighiani / Eurosport
Il commento lo lascio alla profezia del monaco Basilio di Kronstadt, San Pietroburgo (1700)
LA DEVASTAZIONE DELLA TERRA E LE GRANDI PESTILENZE
"L'uomo diventerà predone e la terra sarà saccheggiata. Alla fine del millennio un prato verde, non lordato dall'uomo, e una pianta non avvelenata saranno una rarità. Vedrete campi di grano brillare sotto i raggi del sole, ma quel grano, nato da terra avvelenata sarà veleno e darà una lenta morte e quel sole aprirà sulla pelle dell'uomo e sulla crosta della terra ferite infette. L'umanità irresponsabile e suicida ha eretto un tempio a Mara: quel tempio devasterà la terra e gli uomini. L'uomo sarà attorniato da cibi e da acque, ma morirà di fame e sete, perché l'erba che vedrà crescere e il frutto che vedrà maturare saranno veleno, come pure l'aria che respira perché in essa sarà l'alito di Satana. Depravata generazione di predoni! Tramanderai ai tuoi figli un'eredità di dolore e morte, perché hai bruciato il sangue della terra. All'uomo era stata affidata la terra, affinché la custodisse come un tesoro del creato: invece, quando le macchine voleranno come uccelli l'uomo ucciderà l'uomo con i raggi del sole, essa sarà uno straccio sporco e lacero. L'uomo che poteva saziarsi di piante e di frutti, ha preferito saziarsi di veleni, dolci come il miele, pur sempre mortali. Ecco perché la terra dovrà essere lavata, ma con acqua diversa dall'acqua della terra, un'acqua capace di penetrare fino alla settima piaga della putrefazione, che toglierà l'ultima pestilenza, perché al veleno della terra si aggiungerà la pestilenza dell'uomo".
TUTTO ROVINERÀ, PERCHÉ MANCHERANNO L'AMORE E LA FEDE
"L'amore si consuma nel tempo e quando il Millennio sarà finito, l'amore tra gli uomini non sarà più che una parola priva di significato sulla quale si faranno mille ricami, nel tentativo di scoprire l'antico valore. Chi possederà ancora il dono dell'amore sarà visto come un diverso, un sopravvissuto a una guerra combattuta da un popolo dalla vista corta, contro il sentimento dell'amore. L'uomo non sarà più capace di sopportare niente, per questo diverrà sempre più fragile e dimenticherà la gioia di vivere. Mancheranno l'amore evangelico e la fede: per questo il mondo andrà in rovina. Ci sarà la fede delle parole, ma mancherà quella del cuore: e ci sarà una grande confusione tra quello che fiorisce sulle le labbra e quello che muore nel cuore. Nelle chiese voleranno parole e tra gli uomini germoglieranno promesse, ma parole e promesse rimarranno tali. Tra le pieghe della terra ci sarà un dolore nascosto che uomini di chiesa e di scienza copriranno diligentemente, perché i signori della terra, al servizio delle potenze infernali, vogliono confondere le idee facendo credere ai pochi puri di spirito che questo è il nuovo paradiso terrestre che deve ancora giungere sulla terra. E scenderà sulla Santa Madre Russia, nella terra tra i due fiumi.
Solo allora l'uomo nuovo scenderà dalle montagne per vivere nell'amore e nella fede. L'amore sarà il pane della vita e la fede la strada maestra che condurrà nell'unico porto sicuro".
QUANDO IL VESCOVO DI ROMA PORTERÀ SULLA SCHIENA DUE APOSTOLI
"Quando il vescovo di Roma assumerà due nomi un impero sarà prossimo a crollare: quello della bestemmia. Ma sarebbe follia esultare di gioia, perché non sarà la fine ma l'inizio dei dolori: lo spettro cupo della miseria volteggerà nel cielo come nube impazzita e getterà ombra su molti popoli. Mancherà il pane anche nei paesi ricchi, le guerre strisceranno sulla terra come serpenti velenosi: tutto rovinerà perché tutti parleranno d'amore, ma nessuno conoscerà più l'amore per il prossimo.
I cristiani saranno numerosi, ma avranno dimenticato la legge cristiana e la loro fede sarà di parole. Ai patriarchi, al vescovo di Roma che bagnerà la terra con il suo sangue, il cielo affiderà il compito di riportare la chiesa alle origini. Sarà questo il momento di abbandonare i palazzi per ritornare nell'umiltà, nella pace delle catacombe, di rivivere la chiesa dei martiri della fede. La salvezza verrà da pochi, ma santi. Se non germoglierà l'amore, cadrà un secondo impero e con lui Roma".
IL VITELLO D'ORO VERRÀ DISTRUTTO E LE STELLE CADRANNO
"Sul vitello d'oro cadranno le stelle, ed egli diventerà cenere. Un impero cadrà e una piramide verrà scrollata dal terremoto, perché dell'Eterno è stato fatto uso blasfemo. L'oro diventerà polvere e la polvere oro: il paese nei cui fiumi scorre il miele diventerà il paese della fame, ove troveranno casa Caino e Abele. Delle stelle non rimarrà niente. Nel tempo in cui verrà demolito il vitello d'oro (sarà questo il tempo della bestia marina) vedrete segni in cielo e in terra. Il sole cambierà strada e la luna si perderà tra i monti, le stelle pioveranno sulla terra e da Oriente uscirà una voce che si udrà sino a Occidente. Montagne invisibili passeranno nel cielo e, quando una di queste si vedrà , mancherà il tempo della preghiera. Sentirete allora il pianto di mille madri, perché mille uomini saranno schiacciati dalla montagna. Nel tempo della bestia marina il cielo invierà i suoi messaggi affinché nessun uomo giunga impreparato all'appuntamento finale. Legioni di Santi appariranno tra le nubi del cielo, quando la terra sarà assediata da Satana. Gli angeli parleranno agli uomini, ma pochi saranno capaci di udire la loro voce, e pochi di vedere le visioni angeliche. Milioni di spiriti celesti popoleranno il cielo e milioni di spiriti infernali la terra: i primi vestiti di luce, i secondi di egoismo e cattiveria. Nel giorno dei tre Santi, gli spiriti luminosi scenderanno sulla terra per portare la corona della giustizia e si udrà un pianto disperato nella valle del vitello d'oro".
Il veggente profetizzava anche una nuova "guerra santa" condotta dall'Islam a fianco di alcuni paesi ex-socialisti.
Alla fine, "la terra verrà ridisegnata dall'Eterno."
Da: "Il mistero di San Pietroburgo" - il futuro della Russia e del mondo nelle profezie del monaco Basilio - di Renzo Baschera
Oscar Arcana, Arnoldo Mondadori Editore, aprile 1992, pag. 158
Per artem diabolicam.
Il 16 luglio 1945 fu fatta esplodere la prima bomba atomica a Alamogordo nel New Mexico.Il 6 agosto dello stesso anno fu fatta esplodere una bomba atomica su Hiroshima e il 9 agosto su Nagasaki.
<< Fu nel giorno che gli ortodossi dedicano alla Metamorfosi, nel 1945, che l’uomo si è illuso di avere compiuto davanti al mondo la Grande Opera, recitando, blasfemo, versetti sacri della più antica tradizione. Ma questo risultato era stato ottenuto
PER ARTEM DIABOLICAM
Paolo Lucarelli,L'Anima del Mondo
<< Fu nel giorno che gli ortodossi dedicano alla Metamorfosi, nel 1945, che l’uomo si è illuso di avere compiuto davanti al mondo la Grande Opera, recitando, blasfemo, versetti sacri della più antica tradizione. Ma questo risultato era stato ottenuto
PER ARTEM DIABOLICAM
Paolo Lucarelli,L'Anima del Mondo
Finisi Gloriae Mundi.
<< Come si è raccontato più volte, esisteva un terzo libro che doveva completare la fatica dell’Adepto. Intitolato “Finis Gloriae Mundi”, nasceva da una visione apocalittica che avrebbe dovuto descrivere le ultime fasi di un ciclo giunto alla conclusione.
Fulcanelli pensava che il nostro pianeta fosse destinato a una serie di sconvolgimenti terribili, che lo avrebbero dovuto scuotere ogni 2.500 anni. Questi si sarebbero manifestati in un’inversione dei poli, e in una conseguente distruzione totale ad opera del fuoco di una metà del pianeta, mentre l’altra metà, invasa dall’acqua, avrebbe permesso la salvezza di qualche predestinato. Dopo altri 2.500 anni il fenomeno si sarebbe capovolto, distruggendo la parte relativamente salva, e annegando l’altra. Tra i due cicli, un periodo di 250 anni avrebbe visto soppresse la maggior parte delle leggi fisiche, e i pochi sopravvissuti convivere malamente in una zona prestabilita dalle caratteristiche climatiche singolari.
Egli si sentiva prossimo a questa specie di apocatastasi, e prevedeva a breve l’annichilamento da parte del fuoco per il nostro emisfero. Questa convinzione gli proveniva, sia dalle sue visioni alchemiche, sia da una trasmissione orale che avrebbe avuto la sua origine nell’Ordine del Tempio, che ne lasciò tracce nei graffiti impressi dai Cavalieri sulle pareti delle celle in cui furono imprigionati a Chinon.
Da ciò la grande curiosità su questo testo che -questo interessava e forse ancora interessa- avrebbe tra l’altro indicato dove sarebbe stato il luogo benedetto della salvezza, l’Arca, per dargli il suo nome tradizionale.
Non lo sapremo mai. Quando Fulcanelli riprese il testo per distruggerlo, non si sa se perché lo considerasse ormai superato dalle conoscenze acquisite, o perché troppo esplicativo, poche pagine disperse rimasero a Canseliet. Alcune furono in seguito pubblicate alla fine de “Le Dimore Filosofali”, in una successiva edizione. Una, conservata a parte, riportava una specie di indice sinossi dell’opera. Dopo che Jean Laplace decise di rivelarla sulla sua rivista, non c’è motivo perché anche i lettori italiani non la conoscano. È la seguente:
Cap. I. La decadenza della nostra civiltà e il deterioramento delle società umane.
Incredulità religiosa e credulità mistica. Effetti nefasti dell’insegnamento ufficiale. Abuso dei piaceri per timore dell’avvenire. Feticismo alla nostra epoca. Simboli più potenti di un tempo nella concezione materialista. Incertezza del domani. Sfiducia e diffidenza generalizzate. La moda e i suoi capricci rivelatori . Gli iniziati sconosciuti governano da soli. Il Mistero pesa sulle coscienze.
Cap. II. Testimonianze terrestri della fine del mondo.
Le quattro Età. I cicli successivi sigillati negli strati geologici. Fossili. Flora e fauna scomparse. Scheletri umani. Asiatide. Monumenti dell’umanità detta preistorica. Cromlech. Candeliere delle tre croci.
Cap. III. Le cause cosmiche dell’inversione dei poli.
Il sistema di Tolomeo. L’Almagesto. Errore del sistema di Copernico dimostrato dalla stella polare. Precessione degli equinozi. Inclinazione dell’eclittica. Variazioni inesplicabili del polo magnetico. Ascensione solare allo zenit del polo e ritorno in senso contrario che provoca il rovesciamento dell’asse, il diluvio e la fusione alla superficie del globo.
Bisogna ammettere che alcuni di questi titoli sono molto stimolanti, e ci resta il rimpianto di non poterne conoscere lo sviluppo, anche perché - si pensi al fenomeno contemporaneo della moda - dovevano esserci delle intuizioni non comuni. >> Paolo Lucarelli, Introduzione al Mistero delle Cattedrali
Fulcanelli pensava che il nostro pianeta fosse destinato a una serie di sconvolgimenti terribili, che lo avrebbero dovuto scuotere ogni 2.500 anni. Questi si sarebbero manifestati in un’inversione dei poli, e in una conseguente distruzione totale ad opera del fuoco di una metà del pianeta, mentre l’altra metà, invasa dall’acqua, avrebbe permesso la salvezza di qualche predestinato. Dopo altri 2.500 anni il fenomeno si sarebbe capovolto, distruggendo la parte relativamente salva, e annegando l’altra. Tra i due cicli, un periodo di 250 anni avrebbe visto soppresse la maggior parte delle leggi fisiche, e i pochi sopravvissuti convivere malamente in una zona prestabilita dalle caratteristiche climatiche singolari.
Egli si sentiva prossimo a questa specie di apocatastasi, e prevedeva a breve l’annichilamento da parte del fuoco per il nostro emisfero. Questa convinzione gli proveniva, sia dalle sue visioni alchemiche, sia da una trasmissione orale che avrebbe avuto la sua origine nell’Ordine del Tempio, che ne lasciò tracce nei graffiti impressi dai Cavalieri sulle pareti delle celle in cui furono imprigionati a Chinon.
Da ciò la grande curiosità su questo testo che -questo interessava e forse ancora interessa- avrebbe tra l’altro indicato dove sarebbe stato il luogo benedetto della salvezza, l’Arca, per dargli il suo nome tradizionale.
Non lo sapremo mai. Quando Fulcanelli riprese il testo per distruggerlo, non si sa se perché lo considerasse ormai superato dalle conoscenze acquisite, o perché troppo esplicativo, poche pagine disperse rimasero a Canseliet. Alcune furono in seguito pubblicate alla fine de “Le Dimore Filosofali”, in una successiva edizione. Una, conservata a parte, riportava una specie di indice sinossi dell’opera. Dopo che Jean Laplace decise di rivelarla sulla sua rivista, non c’è motivo perché anche i lettori italiani non la conoscano. È la seguente:
Cap. I. La decadenza della nostra civiltà e il deterioramento delle società umane.
Incredulità religiosa e credulità mistica. Effetti nefasti dell’insegnamento ufficiale. Abuso dei piaceri per timore dell’avvenire. Feticismo alla nostra epoca. Simboli più potenti di un tempo nella concezione materialista. Incertezza del domani. Sfiducia e diffidenza generalizzate. La moda e i suoi capricci rivelatori . Gli iniziati sconosciuti governano da soli. Il Mistero pesa sulle coscienze.
Cap. II. Testimonianze terrestri della fine del mondo.
Le quattro Età. I cicli successivi sigillati negli strati geologici. Fossili. Flora e fauna scomparse. Scheletri umani. Asiatide. Monumenti dell’umanità detta preistorica. Cromlech. Candeliere delle tre croci.
Cap. III. Le cause cosmiche dell’inversione dei poli.
Il sistema di Tolomeo. L’Almagesto. Errore del sistema di Copernico dimostrato dalla stella polare. Precessione degli equinozi. Inclinazione dell’eclittica. Variazioni inesplicabili del polo magnetico. Ascensione solare allo zenit del polo e ritorno in senso contrario che provoca il rovesciamento dell’asse, il diluvio e la fusione alla superficie del globo.
Bisogna ammettere che alcuni di questi titoli sono molto stimolanti, e ci resta il rimpianto di non poterne conoscere lo sviluppo, anche perché - si pensi al fenomeno contemporaneo della moda - dovevano esserci delle intuizioni non comuni. >> Paolo Lucarelli, Introduzione al Mistero delle Cattedrali
La razza di ferro.
( Nell'immagine Democrito : il più antico dei filosofi ermetici greci ? )
Intorno al XII secolo a.C. il mondo antico subì una grave crisi, probabilmente causata, almeno in parte, da profondi sconvolgimenti naturali, che proseguì per alcuni secoli ora definiti, per la scarsissima documentazione, «età oscure» (1). Proprio quelle, forse, di cui cantò Esiodo quando decise di aggiungere un'era, alle quattro tradizionali e metalliche: «... Zeus figlio di Crono, ne creò ancora una quarta sulla terra feconda, più giusta e più brava, razza divina degli eroi, che si chiamano semidei, e la cui generazione ci ha preceduti sulla terra senza limiti…» (2). L'Occidente ne uscì profondamente mutato. I centri delle sacre tradizioni si erano spostati. Popoli interi avevano migrato o si erano mescolati. Civiltà importanti, quella ittica, la minoica, la micenea, erano scomparse sin dalla memoria collettiva. Un nuovo mondo era nato, che è poi infine ancora il nostro, quello che stiamo vivendo, di cui Esiodo lamentava: « Piacesse al cielo che io non dovessi ridere a mia volta in mezzo a quelli della quinta razza, e che io fossi morto prima, o nato più tardi. Perché ora è il tempo della razza di ferro. Essi non cesseranno né di soffrire di giorno fatiche o miserie, né di essere consumati di notte dalle dure angosce che loro invieranno gli dei...» (3). [...]
Ricordiamo un etimo che presuppone storie meno banali di quelle insegnate. Muta il nome del sovrano: nel mondo miceneo il «re», colui che aveva assoluta autorità, aveva il titolo di «WANAX». In Omero wanax é già semplice omaggio onorifico, e il capo dello stato é il «Basileus». Non é appellativo nuovo: in epoca micenea era il «GA-SI-REU», capo della corporazione dei fabbri (6). Suggerisce un'inquietante immagine di metallurghi che guidano popolazioni sbandate e atterrite: va associata al «DRAFSH - i KAVYANI», la bandiera dell'impero persiano; la leggenda voleva fosse stata il grembiule di cuoio dell'antico, mitico, fabbro KAVAGH .In effetti le dinastie sono nuove e dichiaratamente estranee ai popoli che guidano. Tutte vantano discendenza eroica: si parla di «ritorno degli Eraclidi». Viene il dubbio che il mito ermetico degli Adepti che negli sconvolgimenti ciclici tornano a rifondare culture e civiltà abbia un riscontro formale.D'altronde questo nuovo popolo, la cui eredità é così ricca e opprimente, pare nascere con un vuoto amnesiaco che sfiora l'assurdo. In Omero la catastrofe é dimenticata, convertita in un mondo ideale di eroi, in cui deliberati arcaismi denotano strane incomprensioni. Bastino, a solo esempio, le improbabili battaglie dell'Iliade, con carri impiegati solo per trasportare i guerrieri muniti di giavellotto, arma da cavaliere: l'eroe non combatte mai sul carro, scende e lotta a piedi, né monta cavalli se non in pacifiche gare di corsa .È un popolo giovane, orgoglioso, senza ricordi che non siano mitici. Dotato di una vitalità immensa, si diffonde dovunque, viaggiando in tutti gli angoli del mondo conosciuto. Lo compongono uomini intelligenti, astuti, abili negli affari, geniali nell'amministrazione, ribelli ad ogni costrizione, litigiosi, suscettibili, poeti, guerrieri, interessati a tutto, curiosi di ogni cosa, profondamente religiosi, eppure razionalmente disincantati. Sempre oscillanti, o meglio condivisi, tra Dioniso ed Apollo, tra Artemide ed Afrodite: il loro vero archetipo é Odisseo, l'eroe multiforme, che sa adattarsi ad ogni circostanza, cui gli déi non concessero se non sporadicamente la tranquilla serenità familiare, e che un destino singolare costringe ad immaginose avventure, e ad una morte in terra misteriosa. Paolo Lucarelli, L'Alchimia greca
NOTE
(1) Cfr. la raccolta di saggi in Le origini dei Greci, Dori e mondo egeo, a cura di D Musi, Laterza 1985.
(2) Le opere e i Giorni. vv. 157 e sgg.
(3) Ibid. vv. 174 e sgg.
Intorno al XII secolo a.C. il mondo antico subì una grave crisi, probabilmente causata, almeno in parte, da profondi sconvolgimenti naturali, che proseguì per alcuni secoli ora definiti, per la scarsissima documentazione, «età oscure» (1). Proprio quelle, forse, di cui cantò Esiodo quando decise di aggiungere un'era, alle quattro tradizionali e metalliche: «... Zeus figlio di Crono, ne creò ancora una quarta sulla terra feconda, più giusta e più brava, razza divina degli eroi, che si chiamano semidei, e la cui generazione ci ha preceduti sulla terra senza limiti…» (2). L'Occidente ne uscì profondamente mutato. I centri delle sacre tradizioni si erano spostati. Popoli interi avevano migrato o si erano mescolati. Civiltà importanti, quella ittica, la minoica, la micenea, erano scomparse sin dalla memoria collettiva. Un nuovo mondo era nato, che è poi infine ancora il nostro, quello che stiamo vivendo, di cui Esiodo lamentava: « Piacesse al cielo che io non dovessi ridere a mia volta in mezzo a quelli della quinta razza, e che io fossi morto prima, o nato più tardi. Perché ora è il tempo della razza di ferro. Essi non cesseranno né di soffrire di giorno fatiche o miserie, né di essere consumati di notte dalle dure angosce che loro invieranno gli dei...» (3). [...]
Ricordiamo un etimo che presuppone storie meno banali di quelle insegnate. Muta il nome del sovrano: nel mondo miceneo il «re», colui che aveva assoluta autorità, aveva il titolo di «WANAX». In Omero wanax é già semplice omaggio onorifico, e il capo dello stato é il «Basileus». Non é appellativo nuovo: in epoca micenea era il «GA-SI-REU», capo della corporazione dei fabbri (6). Suggerisce un'inquietante immagine di metallurghi che guidano popolazioni sbandate e atterrite: va associata al «DRAFSH - i KAVYANI», la bandiera dell'impero persiano; la leggenda voleva fosse stata il grembiule di cuoio dell'antico, mitico, fabbro KAVAGH .In effetti le dinastie sono nuove e dichiaratamente estranee ai popoli che guidano. Tutte vantano discendenza eroica: si parla di «ritorno degli Eraclidi». Viene il dubbio che il mito ermetico degli Adepti che negli sconvolgimenti ciclici tornano a rifondare culture e civiltà abbia un riscontro formale.D'altronde questo nuovo popolo, la cui eredità é così ricca e opprimente, pare nascere con un vuoto amnesiaco che sfiora l'assurdo. In Omero la catastrofe é dimenticata, convertita in un mondo ideale di eroi, in cui deliberati arcaismi denotano strane incomprensioni. Bastino, a solo esempio, le improbabili battaglie dell'Iliade, con carri impiegati solo per trasportare i guerrieri muniti di giavellotto, arma da cavaliere: l'eroe non combatte mai sul carro, scende e lotta a piedi, né monta cavalli se non in pacifiche gare di corsa .È un popolo giovane, orgoglioso, senza ricordi che non siano mitici. Dotato di una vitalità immensa, si diffonde dovunque, viaggiando in tutti gli angoli del mondo conosciuto. Lo compongono uomini intelligenti, astuti, abili negli affari, geniali nell'amministrazione, ribelli ad ogni costrizione, litigiosi, suscettibili, poeti, guerrieri, interessati a tutto, curiosi di ogni cosa, profondamente religiosi, eppure razionalmente disincantati. Sempre oscillanti, o meglio condivisi, tra Dioniso ed Apollo, tra Artemide ed Afrodite: il loro vero archetipo é Odisseo, l'eroe multiforme, che sa adattarsi ad ogni circostanza, cui gli déi non concessero se non sporadicamente la tranquilla serenità familiare, e che un destino singolare costringe ad immaginose avventure, e ad una morte in terra misteriosa. Paolo Lucarelli, L'Alchimia greca
NOTE
(1) Cfr. la raccolta di saggi in Le origini dei Greci, Dori e mondo egeo, a cura di D Musi, Laterza 1985.
(2) Le opere e i Giorni. vv. 157 e sgg.
(3) Ibid. vv. 174 e sgg.
Chiese in rovina, Chiesa in pericolo.
Michel de Saint-Pierre ( 1916- 1987 ) è l’autore del libro : Chiese in rovina, Chiesa in pericolo. Nonostante le numerose pubblicazioni , le copiose attestazioni e i non pochi riconoscimenti ricevuti, Michel de Saint-Pierre è stato completamente dimenticato in Francia . In Italia è un perfetto sconosciuto.
Era un uomo coraggioso de Saint-Pierre e a lui Jean Paulhac dedicò un bel libro: Michel de Saint-Pierre,testimone del nostro tempo, casa editrice La Table Ronde .Guy Beatrice, discepolo di Eugène Canseliet , che in una fredda giornata del mese di novembre del 1974 assistette alla presentazione di Chiese in rovina, Chiesa in pericolo da parte del suo autore così si esprime:
“ Chiese in Rovina, Chiesa in pericolo [...] il titolo è indicativo [...] questi sono i segni che preannunciano , inesorabilmente inscritti sul grande orologio zodiacale, la cui lancetta sta per far scadere il termine dei 2160 anni del ciclo dei Pesci, la rovina della nostra civiltà occidentale […] furono i nostri avi che accesero la fiaccola immonda della Rivolta contro il Padre, <<insurrezione contro Dio>>, come la definì Alexis Curvers ,questa fiaccola con la quale i nostri predecessori nel 1789 infiammarono allegramente di odio e di discordia l’Europa intera.[…] le chiese ,quali luoghi di corporificazione fisica dello Spirito,stanno cadendo in rovina o vengono destinate ad altre attività […]in questo modo lo Spirito non trovando più dei veicoli propri alla sua discesa e che siano ricettacolo alla sua corporificazione nel nostro mondo sublunare,non potrà più vivificare la nostra civiltà e ciò sarà causa della sua distruzione […]la Chiesa attuale si sta, infatti ,suicidando con la “ nuova liturgia “ e i “ nuovi preti” […]Atlantis n°.276,1974
<<I segni sono sono evidenti ( sont sur le mur ) [...] quali la dissoluzione della fede ,la scomparsa della morale nelle società civili dove non si sa più come formulare le regole, né in nome di quali principi elaborarle,la generalizzazione del cancro dell’erotismo , infine, quest’ultimo premonitore di ogni decadenza […] la nostra civiltà millenaria non si rende conto che la stessa scienza non potrà sopravvivere alla perdita della saggezza […]>> Etienne Gilson, Revue des Deux Mondes 1970 ; Itinéraire,1972.
gdg
Cicli e spirali di Luciano Fuschini.
La sapienza antica dell’Oriente asiatico conosce la ciclicità dell’eterno ritorno nelle grandi Ere cosmiche. Ritroviamo la figura del ciclo, calata nella dimensione storica, nella concezione greco- latina, in particolare in Polibio, e in quel filone della storiografia moderna che giunge fino a Spengler passando da Machiavelli (solo la concezione ciclica può rendere conto delle contraddizioni fra “Il Principe” e “I Discorsi”) e Vico. La visione semitica, biblica e coranica, invece vede un fine ultimo della storia, sia pure attraverso un percorso accidentato di deviazioni e ricadute. Il fine ultimo, la prospettiva escatologica, spezza la figura circolare del ciclo per fare balenare l’immagine della méta finale, l’avvento o il ritorno del Messia: avvento per gli ebrei, ritorno per cristiani e musulmani. E, dopo il Messia, l’Apocalisse, che non è pura e semplice distruzione ma Disvelamento. Nel moderno storicismo infine, quello hegeliano e quello marxista, e in generale nei progressismi di ispirazione illuminista, la storia assume la figura di una linea retta ascendente, un continuo progresso, tappa dopo tappa, verso l’obiettivo finale, il Regno della libertà, quello dello Spirito realizzato, o quello del comunismo.
Chi come noi non crede al progressismo e contesta le basi culturali della modernità, deve aderire a una visione ciclica della storia, però con una precisazione. Il ciclo non è veramente tale, perché se così fosse non avremmo altro che l’eterno ritorno dell’identico, il che non è. Quello che chiamiamo ciclo in realtà assume la figura della spirale. Ciò che ritorna è soltanto una struttura formale, non i contenuti storicamente determinati. Cerchiamo di spiegarci in modo più circostanziato.
Nella fase di crescita, la comunità è vitale e animata da una fede forte, i costumi sono semplici e severi, ogni ceto e classe sociale ha la precisa consapevolezza delle proprie responsabilità, la concezione della vita è eroica, codificata dai poemi epici, dalle saghe, dalle leggende; il potere è monarchico assolutista o esprime una volontà collettiva di tipo assembleare, in ogni caso subordina l’interesse individuale a quello collettivo. L’insieme di questi fattori è la struttura formale di questa fase storica, che possiamo ritrovare identica in tutti i tracciati dell’evoluzione delle società umane e delle culture. Possiamo ritrovarla nella Grecia che va dall’epoca omerica alle guerre persiane, possiamo ritrovarla nella Roma che va dalle origini fino alle guerre puniche; possiamo identificarla, dopo più di mille anni, nel basso medioevo europeo, l’epoca del cristianesimo vissuto nel modo più intenso, l’epoca della cavalleria, dei Comuni, delle grandi saghe e delle leggende fascinose, degli eroi. La struttura formale è identica ma i contenuti in cui si realizza la vita quotidiana sono evidentemente molto diversi rispetto alla classicità pagana della Grecia e di Roma. C’è uno scarto e in quello scarto si manifesta la figura della spirale.
Dopo un periodo di stabilizzazione, in cui i fattori della prima fase si istituzionalizzano e al tempo stesso si indeboliscono, subentra la terza fase, quella della decadenza. L’individuo prevale sulla comunità, si ricerca la felicità personale che viene identificata nel provare piacere, si cura il proprio corpo in modo quasi narcisistico, la progressiva indisciplina provoca una pletora di regolamenti sempre più inutili perché sempre meno osservati, lo scetticismo e la superstizione prendono il posto di una fede ormai pallido simulacro di se stessa, i legami sociali e familiari si allentano, le donne si mascolinizzano e gli uomini diventano effeminati, si impone un relativismo che fa smarrire il confine fra ciò che è bene e ciò che è male, in un clima di benevola tolleranza si può dire tutto perché nulla abbia più valore. Questa struttura formale, lo schema della decadenza, si ritrova identico in tutte le fasi di declino di una società. La troviamo nella Roma tardo imperiale come nella nostra attuale putrefazione. Però le modalità concrete in cui questo schema si manifesta, sono diversissime. Ritroviamo quello scarto che ci suggerisce l’immagine della spirale.
Proprio perché la storia, nello schema generale, si ripete, è facile prevedere che alla fine della nostra estenuante decadenza, ritorni una fase di vitalità, di ripresa dei miti fondanti, di più forti valori, magari anche indotti dall’influenza di altri popoli. Essendo la storia spirale e non ciclo che si richiude circolarmente su se stesso, la nuova fase, che chi sente con lacerante dolore l’attuale putridume attende con ansia, non sarà la pura e semplice ripetizione di fasi precedenti di crescita e di vitalità [...] Fonte Movimentozero
Quali caratteristiche avrà questa fase di transizione , questo elemento di discontinuità, che ci dovrebbe portare ad una nuova crescita, ad una ripresa di miti fondanti ? Sarà incruenta o si tratterà, invece , di una catarsi - in senso pitagorico e platonico- di tutto l'orbe terracqueo ? gdg
ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLA FINE DEI TEMPI.
LA LETTERATURA APOCALITTICA,COSÌ DEFINITA QUASI SI VOLESSERO INGLOBARE LE NUMEROSE PROFEZIE IN UNA SORTA DI MOVIMENTO DI PENSIERO A MÒ DI GENERE LETTERARIO, CHE IN DIVERSE EPOCHE STORICHE HA ATTRAVERSATO L’EBRAISMO E IL CRISTIANESIMO IN PARTICOLARE, È VENUTA IN TOTALE DISCREDITO PRESSO I NOSTRI CONTEMPORANEI.
Le recenti sentenze ( e non solo quelle ) scagliate con veemenza il più delle volte, da cerretani ( e non solo da questi ) contro un mondo corrotto e corruttore; sentenze che non avendo trovato tragica attuazione in un continuo abuso di date e riferimenti, hanno fatto decolorare la profezia di Giovanni Battista, in particolare ( e non solo questa ) sino al punto che ogni riferimento alla Apocalisse si confonde oggi con l’estenuante attesa, ad esempio, di William Miller e dei suoi seguaci.
La pania è stata stesa con cura e su questa si é posato il fior fiore dell’intelligenza “ moderna” che vede nel “fondamentalismo biblico ” ( corroborato anche da “altri” fondamentalismi ) un retrivo movimento conservatore, fastidiosamente abbarbicato su concezioni avventiste che hanno fatto il loro tempo. Molti “epigoni” si sono pronunciati con decisione per una metafisica finalmente materialista quale sostanziale contributo al Caos, genitore della Terra e del Tartaro,quest’ultimo regione profonda degli Inferi: è il regno del drago delle Tenebre Apophis che Giovanni ripropose nell’Apocalisse e che il nobile Giorgio di Cappadocia sconfisse con indomito coraggio in terra di Libia.
La “mera” opinione di questo o di quello resta fine a se stessa e non è altro che il grado più imperfetto della conoscenza; è il trionfo del relativismo sofistico ( già osteggiato da Platone ) che nega l’esistenza di verità assolute e che vede gli psicoanalisti prendere il posto dei filosofi e i guitti quello dei gerofanti.
Nel libro Pensieri sulla Fine dei Tempi , Umberto Eco allontana di fatto la possibilità di una repentina catarsi di un’umanità che diguazza in un pantano sempre più avvolgente. Il professore di semiologia rifiuta l’Idea Greca “ dell’universo come immenso animale ” dimentico che il Tempo rappresentato da Saturno barbuto è accompagnato dalla" [...] clessidra vuota, figura del tempo trascorso, ( e dalla ) falce, riprodotta nel numero sette, quello della trasformazione, della distruzione, dell'annientamento " Il Mistero delle Cattedrali, Fulcanelli, ultima edizione.
"Vidi un angelo che scendeva dal cielo con la chiave dell’Abisso e una gran catena in mano. Afferrò il dragone, il serpente antico che inganna tutta la Terra abitata, e lo incatenò per mille anni.” (Apocalisse 20,2 )
Questo momento supremo presuppone che il dragone , prima di essere incatenato, avesse una funzione di preminenza in questo mondo e che magari ne fosse l'incontrastato demiurgo.
Nel pensiero cristiano l'unica Apocalisse è il Cristo e solo l'Apocalisse di Giovanni fu "ammessa " nel Nuovo Testamento nonostante fosse osteggiata da più parti come da Dionisio, discepolo di Origene ( nella Chiesa greca ,ad esempio, non c'è nessuna liturgia che riguardi l'Apocalisse ) . Parallelamente la Bibbia ebraica non accolse nessun riferimento alla letteraura apocalittica anzi ogni testimonianza di tale letteratura fu meticolosamente distrutta.
L'apocalittica presuppone che questo nostro mondo abbia una fine : pochissimi giusti si salveranno in un mondo rinnovato e buona parte del genere umano perirà.
" Quanto poi a quel giorno e a quell'ora , nessuno ne sa nulla, neppure gli angeli nei cieli, nè il Figlio:lo sa soltanto il Padre" Mt.,24,36
gdg
Le recenti sentenze ( e non solo quelle ) scagliate con veemenza il più delle volte, da cerretani ( e non solo da questi ) contro un mondo corrotto e corruttore; sentenze che non avendo trovato tragica attuazione in un continuo abuso di date e riferimenti, hanno fatto decolorare la profezia di Giovanni Battista, in particolare ( e non solo questa ) sino al punto che ogni riferimento alla Apocalisse si confonde oggi con l’estenuante attesa, ad esempio, di William Miller e dei suoi seguaci.
La pania è stata stesa con cura e su questa si é posato il fior fiore dell’intelligenza “ moderna” che vede nel “fondamentalismo biblico ” ( corroborato anche da “altri” fondamentalismi ) un retrivo movimento conservatore, fastidiosamente abbarbicato su concezioni avventiste che hanno fatto il loro tempo. Molti “epigoni” si sono pronunciati con decisione per una metafisica finalmente materialista quale sostanziale contributo al Caos, genitore della Terra e del Tartaro,quest’ultimo regione profonda degli Inferi: è il regno del drago delle Tenebre Apophis che Giovanni ripropose nell’Apocalisse e che il nobile Giorgio di Cappadocia sconfisse con indomito coraggio in terra di Libia.
La “mera” opinione di questo o di quello resta fine a se stessa e non è altro che il grado più imperfetto della conoscenza; è il trionfo del relativismo sofistico ( già osteggiato da Platone ) che nega l’esistenza di verità assolute e che vede gli psicoanalisti prendere il posto dei filosofi e i guitti quello dei gerofanti.
Nel libro Pensieri sulla Fine dei Tempi , Umberto Eco allontana di fatto la possibilità di una repentina catarsi di un’umanità che diguazza in un pantano sempre più avvolgente. Il professore di semiologia rifiuta l’Idea Greca “ dell’universo come immenso animale ” dimentico che il Tempo rappresentato da Saturno barbuto è accompagnato dalla" [...] clessidra vuota, figura del tempo trascorso, ( e dalla ) falce, riprodotta nel numero sette, quello della trasformazione, della distruzione, dell'annientamento " Il Mistero delle Cattedrali, Fulcanelli, ultima edizione.
"Vidi un angelo che scendeva dal cielo con la chiave dell’Abisso e una gran catena in mano. Afferrò il dragone, il serpente antico che inganna tutta la Terra abitata, e lo incatenò per mille anni.” (Apocalisse 20,2 )
Questo momento supremo presuppone che il dragone , prima di essere incatenato, avesse una funzione di preminenza in questo mondo e che magari ne fosse l'incontrastato demiurgo.
Nel pensiero cristiano l'unica Apocalisse è il Cristo e solo l'Apocalisse di Giovanni fu "ammessa " nel Nuovo Testamento nonostante fosse osteggiata da più parti come da Dionisio, discepolo di Origene ( nella Chiesa greca ,ad esempio, non c'è nessuna liturgia che riguardi l'Apocalisse ) . Parallelamente la Bibbia ebraica non accolse nessun riferimento alla letteraura apocalittica anzi ogni testimonianza di tale letteratura fu meticolosamente distrutta.
L'apocalittica presuppone che questo nostro mondo abbia una fine : pochissimi giusti si salveranno in un mondo rinnovato e buona parte del genere umano perirà.
" Quanto poi a quel giorno e a quell'ora , nessuno ne sa nulla, neppure gli angeli nei cieli, nè il Figlio:lo sa soltanto il Padre" Mt.,24,36
gdg