Porta stretta.
( Nella foto la porta alchemica di Roma)
Nelle litanie dell'Immacolata Concezione , la Chiesa dà alla Vergine gli epiteti di Porta di Ezechiele, di Porta d'Oriente e di Porta del Cielo. E' sotto l'aspetto di una porta chiusa che Maria è talvolta rappresentata nell'iconografia medievale di cui agli stalli del coro della cattedrale di Amiens .
Questa porta , che simboleggia per la Chiesa cristiana l'Augusta Madre del Salvatore e la Regina del Cielo, assume un significato analogo nell'arte ermetica. Essa rappresenta, in effetti, il soggetto iniziale della Grande Opera, vale a dire la materia dispensatrice del liquore meraviglioso che Paracelso e la sua scuola , così come Van Helmont e i suoi sucessori chiamano -1- Alkaest, ed altri ancora conservano il nome più antico di Dissolvente universale o di Mestruo del Mondo.
Ora , il nostro soggetto, ricettacolo dell'acqua segreta senza la quale sarebbe impossibile intraprendere alcuna operazione, è , in verità, la Porta dell'Opera - porta sempre chiusa - e la madre del sovrano della nostra Grande Opera. Ammirabilmente nascosta e occultata dalla Natura, essa costituisce realmente una porta chiusa sul suo santuario, porta che mai l'ignorante , come l'impostore, o l'avido e il presuntuoso sarebbero capaci di aprire . Non è sufficiente collocare fisicamente l'uscio mistico, il poterlo identificare e di provarne la resistenza; bisogna anche studiarne lungamente l'assembaggio delle sue diverse parti , la loro disposizione e il mezzo per poterle separare; insomma bisogna raggiungere il sistema di chiusura e comprenderne la combinazione ignorata dai più abili artigiani della terra. Noi certifichiamo che si perviene alla conoscenza di questi arcani solo attraverso la pazienza, la perseveranza, la prudenza e il tempo. Ma questa incombenza per quanto ingrata essa sia , è resa facile al filosofo sostenuto moralmente da una fede ardente, da una immaginazione viva e da un cuore puro. Poichè la Natura, forte dell'eterna Verità, non dispensa le sue luci e non permette l'accesso alle sue meraviglie che agli investigatori sinceri e disinteressati, a coloro che , liberi da ogni pregiudizio scientifico, la sanno interrogare e seguirne le sue vie; a coloro che amano la scienza per la scienza stessa , che si applicano allo studio e al lavoro per le loro gioie sane e durevoli e che restano indifferenti al profitto e ai frutti generosi che potrebbero derivarne.
Salomone, ci dice la Scrittura,non aveva chiesto a Dio che la sola saggezza , e tuttavia ricevette da Lui anche le ricchezze e la gloria . ( I Re, libro III, v.6 -14 )
Note di Eugène Canseliet in Le dodici chiavi della Filosofia di Basilio Valentino .
-1- Nel Mistero delle Cattedrali , Fulcanelli si intrattiene a lungo sull'Alkaest ovvero sul Dissolvente Universale. Alle pagine 157,169,173 dell'ultima edizione curata da Paolo Lucarelli ( autore della pregevole nota a pag. 279 ), l'Adepto fuga ogni ragionevole dubbio affinchè lo studioso non si debba perdere nel mare procelloso dei riferimenti. Mare che può anche celare, in un diverso contesto, il canto delle sirene, come nel capitolo : " Menstruo universali sive Alchaehest " di Elementa Chemiae , autore Boerhaave - 1732 - dove viene sollevata con arguzia la questione del dissolvente universale e di quale recipiente avrebbe potuto contenerlo se questi dissolve ogni corpo ( sic ) !
gdg
Janua, la porta stretta.
<< ..noi dobbiamo preoccuparci, prima di penetrare in questo labirinto chimico, della vera porta. Infatti se siamo capaci di scoprirla, il nostro cammino sarà più agevole…… Ora questa porta non è altro che il cominciamento dell’opera, vale a dire la vera e unica materia di tutti i Filosofi, a proposito della quale si può realmente dire che “ la metà è più che il tutto ”…..>>
Michel Maier, Viatorum.
Janua, la porta ovvero Ianus, Giano il misterioso dio italico ( o antico re dell’età dell’oro, che “ospitò” Saturno e con questo fu identificato ) dalla doppia faccia ( Ianus bifrons ) sovente rappresentato nelle monete, e onorato in Roma con un erma bifronte; a lui erano consacrati il mese di gennaio, e più in generale, ogni inizio, ogni cominciamento ; egli aveva l’epiteto di Pater ( Zeus Pater ) ed era associato a Giunone nelle preci ( Ianus Iunonius ). [ Gli antichi mettevano il nome del dio in relazione al movimento: Macrobio e Cicerone lo facevano derivare dal verbo ire "andare", perché secondo Macrobio il mondo va sempre, muovendosi in cerchio e partendo da sé stesso a sé stesso ritorna. Gli studiosi moderni hanno confermato questa relazione stabilendo una derivazione dal termine ianua "porta", ma è con Georges Dumézil che il senso si precisa: il nome Ianus deriverebbe infatti dalla radice indoeuropea ei-, ampliata in y-aa- con il significato di "passaggio" che, attraverso una forma yaa-tu, ha prodotto anche l'irlandese ath, "guado" Wikipedia] Il mito di Janua in tutte le società arcaiche si intrecciava con i riti detti di “ passaggio” necessari per lasciare alle proprie spalle un mondo decaduto, “ celui de la matière souillée lors de la chute originelle ” ( Guy Beatrice ).
Nel primo mondo o mondo dell’eternità, i greci collocavano la sola Gea, caos primitivo non differenziato e nero, che da se stessa generò Urano ( padre di Saturno ) , ci suggerisce che vi era un mondo degli dei “ fuori “ dal tempo proprio perché non esisteva ancora Cronos, dato che questi era l’ultimo nato dei Titani ? ( il quale insieme a cinque fratelli e sei sorelle, ai tre Ciclopi e ai tre Ecatonchiri costituivano il mondo secondo ) . Attraversare la porta del tempio significava lasciare il tempo degli accadimenti profani per, penetrando in un luogo sacro, trovare un tempo “particolare ” o un “non-tempo ”?
“ Quanto al suo nome greco Cronos, che si vuole sia il Tempus, io credo che questa rassomiglianza di nomi sia stata la causa di un errore. Se si fa attenzione agli altri nomi che i greci diedero a questo Dio……come Filone Erennio che, seguendo la testimonianza di Eusebio, fa uso del termine Ilos, senza alcun rapporto con il Tempo[…]
Si sa che Ilus significa mota, fango, melma e deriva da Ilos= palus= nome di Saturno; allora Cronos può derivare da Crana, in dorico Crené= fonte; poiché è noto che i greci permutavano sovente la a in o ; è possibile inoltre, che Crounos= fons scaturiens che deriva da Créne e in questo caso, si avrebbe Cronos per sincope da Crounis” Pernety
Questa costruzione etimologica appare ancor piu' convincente per il fatto che gli Antichi, congiuntamente ai Filosofi Ermetici, consideravano l’acqua come primo principio, il caos guardato come fanghiglia, o melma dal quale era scaturita ogni cosa[…] mentre Oceano era considerato fratello di Saturno, perché la melma sta sempre insieme all’acqua da qui il nome di Ilos dato a Saturno.
Ule, dorico Ula, è la materia, il soggetto ed anche, la feccia del vino, il Tartaro secondo il Pernety, deriva da tarasso ( che dà luogo anche a taraxis= confusione, sconvolgimento, prossimo foneticamente all’ antica tarasca francese ) = agito, sconvolgo, metto sossopra , l’Abisso sordido dove Saturno mutilo sarà relegato da Giove e nel cui fondo troverà i Titani , subendo la stessa sorte da lui inflitta al padre Urano.
Ule = bosco, foresta ha altri significati,in particolare la Bona Dea, i cui altari erano decorati con due grandi orecchie ( auris, in latino ) e con delle foglie di quercia, che aveva il suo santuario nell’Aventino, in un bosco sacro, si diceva fosse figlia di Faunus che mutatosi in serpente incestuoso, riuscì a vincere le resistenze di lei riconducibili ad un ambiente selvaggio ( ulaos ), con i suggestivi riferimenti a latrare ( ulao ), ai cani ( uleis ) .
Magna Mater Deum Idea, la madre degli dei dell’Ida, era accomunata dagli antichi sia a Rea, sia a Cibele o Ma, dal greco Pietra-Madre , a Era, a Gaia, alla Bona Dea e anche a Ops o Opis ( paredro di Saturno-Cronos ), che significava nella lingua degli Osci, “ le ricchezze della Terra ” e infine,a Iside, facente parte della teogonia egiziana ( Cibele dal volto nascosto da un velo, dalla corona turrita con una chiave posta sulle ginocchia e scortata da leoni, proveniva da Pessinunte, e fu onorata dai romani al Palatino, sotto la forma di una pietra nera immersa ogni anno, nel fiume Tevere con solenni cerimonie.
gdg