Il mostro di Villa Grabau.Prima parte.
Villa Grabau, si situa ai piedi dei Monti Pizzorne nella località di San Pancrazio a pochi chilometri a nord di Lucca.Nel sito www.villagrabau.it, si legge:
“Oltre i prati ovali si trova una grande fontana circolare dalla quale fuoriesce continuamente acqua montana. Al suo centro, si trovava una grande statua grottesca in pietra, raffigurante una tartaruga che sorregge un drago con testa umana e mescherone a tergo, dalla cui bocca esce una proboscide di elefante: il getto dell'acqua cadeva dalla bocca e dalle orecchie del drago. Anch'essa riporta l'impronta manierista tardo cinquecentesca e la predisposizione al grottesco, che ebbe la sua massima espressione nel celebre giardino di Bomarzo vicino a Viterbo. La statua si trova ora sistemata nel bosco, tra la grande fontana circolare e la Limonaia.
La tartaruga, animale marino consacrato a Pan, che compare qui sormontata da una creatura mostruosa nella quale si fondono caratteri umani e animaleschi in una inquietante forma ibrida, ha inoltre la caratteristica di poter essere osservata significativamente da tutti i lati, fornendo da ognuno di questi suggestioni visive di grande effetto. La presenza di sculture rappresentanti animali, prevalentemente legate all'acqua, era una costante nel giardino del Cinquecento e del Seicento”.
Tartaroicos [1], tartaruga in greco tardo, voleva indicare uno spirito immondo perché questa parola si compone di Tartaros = Tartaro e di echo = avere, abitare; nel simbolismo cristiano primitivo, infatti, la tartaruga rappresentava lo spirito del male[2] .
Nel 1645 in Révélation des Mystères des Teintures Essencieles des Sept Metaux, Basilio Valentino, l’Adepto così stimato da Fulcanelli da essere definito l’Artista di maggior pregio che l’Arte Ermetica abbia mai prodotto , viene rappresentato mentre con la mano sinistra spreme un particolare succo su una tartaruga posta ,a sua volta, su un piccolo forno: sul carapace nero é disegnata una croce latina con una sorta di peduncolo a forma di S ( il simbolo di Saturno ).
Brevotius, nel Traité de l’Eau de Vie del 1646, ripropone la tartaruga retta da Ermete questa volta con la mano destra, mentre il dio dal petaso alato sovrasta una grande fontana nella quale vengono a bagnarsi il Sole e la Luna .
Nel raro Lexicon Alchhemiae sive Dictionarium Alchemisticum, Auctore Martino Rulando, Francofurtensium Repub. M D C XI [3] si asserisce che la “ Magnesia[4], id est, testudo sive sulphul ” ed ancora “ Testudo ,est spuma maris[5] Et limax……”, un possibile richiamo alla “ impudica Venus ” quindi.
Tutte queste indicazioni paiono convergere in quella strana tartaruga dalla lunga coda sulla cui teca è seduta una giovane donna che sembra insensibile al vento impetuoso che solleva la sua opulenta e bionda capigliatura , e sulla quale si è lungamente soffermato Eugène Canseliet in Due Luoghi Alchemici : " [...] relativamente a questo punto di Scienza, quanto è generosa l’immagine di Plessis, che ci mostra la lenta e terrestre tartaruga che è diventata marina; dove il caos primario si è mutato in Saturno dei Saggi. Di questa operazione preliminare, lunga e sine qua non, noi abbiamo indicato esattamente il processus, per la ragione, che abbiamo detto, che nulla è possibile senza di essa "
Cheramos in greco è il guscio, la testuggine che secondo il Septem Linguarum Calepinus, Ex Typographia Seminarii PATAVII,MDCXXVI ,ha le seguenti interessanti corrispondenze: [6] testa in latino, vaso di terra in italiano, coquille [7] e vaisseau de terre cuite in francese.
Infine nell’Hypnerotomachia Poliphili [8], che secondo la stragrande maggioranza degli studiosi ha influito significativamente su Vicino Orsini autore del Sacro Bosco di Bomarzo, si legge:
“ Nella dextra del nostro transito, vidi una matrona d’uno serpente instrophiolata, solum cum una nata sedente e cum l’altra gamba in atto di levarse; cum la mano dilla sua sessione un paro di ale, et ne l’altro del levarse una testudine teniva..” da cui il motto che ne segue :
<<Velocitatem sedendo,tarditatem tempera surgendo>>.
Il riferimento alle caratteristiche proprie della tartaruga è lampante e nello stesso libro viene espressa la massima forse più confacente alla prassi operativa in un laboratorio alchemico:Festina Lente [9] che Vicino Orsini nel Sacro Bosco di Bomarzo tradurrà in Festina Tarde.
Possiamo trarre, dopo questo breve tragitto in mare aperto , le prime conclusioni?
Mostro,in latino monstrum ( prodigio, portento, miracolo, evento straordinario, cosa incredibile ) deriva da monstrare che in una delle sue accezioni,ostendere,vuole esprimere un significato,mostrare,dimostrare,presentare.
Nei magnifici giardini all’italiana troviamo numerose testimonianze di questa moda culturale che all’epoca era molto diffusa. Ad esempio, a Firenze troviamo un’altra opera di grande qualità ermetica , La Fontana del Bacchino [10] , dove il nano Morgante[11] è posto a cavalcioni di una tartaruga. Anche in questo caso il nano e la tartaruga stupiscono il visitatore, lo sorprendono per poi, incuriosirlo e magari indurlo a penetrare il significato recondito delle misteriose opere d’arte.
Possiamo dire quindi, che i “mostri” sono una sorta di vexillum ( insegna,stendardo), di symbolum ( segno di riconoscimento) di un sapere segreto .
gdg
NOTE
[1] Tartarizo = tremo da freddo, rabbrividisco in greco . Per chi ha dimestichezza con i testi alchemici, riporta alla mente i celebri lamenti di quel vegliardo posto in una fossa.
[2] Enciclopedia Italiana Treccani
[3] Gradito dono di Paolo Lucarelli.
[4] La Magnesia minerale dei Saggi ben rappresentata nel quadrilobo della Cattedrale di Amiens (<<Il Mistero delle Cattedrali>> Fulcanelli).
[5] Come nella << Nascita di Venere>> di Botticelli.
[6] Caput mortuum.
[7] La Mérelle de Compostelle della quale tratteremo in un prossimo articolo.
[8] Letteralmente: “Combattimento amoroso, in sogno, di Polifilo”
[9] Procedi lentamente.
[10] Figura 1.
[11] Così ironicamente chiamato in riferimento all’omonimo gigante del poema di Luigi Pulci. Nano o buffone di corte ( bufo in latino è il rospo ) di cui ad un mio studio sui pittori di cassone, con particolare attenzione al tondo ferrarese conservato nel Museum of Fine Arts di Huston raffigurante Re Salomone e la Regina di Saba ( o Caba secondo Eugène Canseliet ).