Il Sacro Bosco di Bomarzo. Prima parte.
Del Sacro Bosco di Bomarzo ci viene sovente proposta , quale prima immagine, la spaventevole Orca.
Gli studiosi convengono che si tratti del'Orca Ariostesca del X° Canto dell'Orlando Furioso dove Ruggiero nel riprendere il volo a cavallo dell'ippogrifo, si dirige verso l'Irlanda. Durante il suo viaggio scorge sull' isola Ebuda, la bella Angelica incatenata ad uno scoglio. Si avvicina alla donna e le chiede chi sia stato ad incatanearla. Mentre Angelica sta per iniziare a raccontare le proprie disavventure, emerge dal mare la mostruosa orca.
Ruggiero la colpisce con la propria lancia senza riuscire a ferire l'animale. Si innalza quindi in volo ed inseguito dall’orca, tenta di colpirla una seconda volta. Anche questo tentativo non dà risultati. Ruggiero,mette al dito di Angelica l’anello magico che aveva ricevuto da Melissa, scopre lo scudo e fa svenire l'orrendo mostro .
Il cavaliere libera finalmente Angelica e la porta con se suo destriero alato.
Orco(Orcus), è una divinità romana indigena dell'oltretomba, parallela a quel Dis pater, o Dite , che i Romani trassero dalla mitologia greca, modellandone il nome su quello del greco Plutone.
La parola Orcus (etimologicamente connessa con arc-ēre, arc-a, arc-anuts, arc-us, orc-a) nel suo significato originale sembra avere designato propriamente la regione dell'oltretomba; più tardi, e già nella poesia latina arcaica e specialmente nella drammatica, Orco compare come Plutone , dio dell'oltretomba, come la vera divinità nazionale e popolare degli inferi .
Alcuni studiosi sostengono che Orcus non sia creazione originariamente italica, ma soltanto una translitterazione del greco "Ορκος, usato come soprannome del dio dell'oltretomba.
<< Elaborazioni culturali o presenze reali che siano gli animali mostruosi ,
essi sono sempre e comunque "segni": non ha, quindi, molto senso distinguere
il mostro dall'animale reale, non serve a nulla osservare che i centauri e le sirene
non sono esistite mentre il lupo e l'orso sì. L'uomo medievale non
ragionava secondo categorie di questo tipo. In un certo senso, il
centauro e la sirena gli erano altrettanto famigliari non solo del
lupo e dell'orso, ma anche del cane e del cavallo: nel senso,
vogliamo dire, dell'uso allegorico che egli ne faceva. Ed è
questo diverso modo d'intendere la realtà che noi dobbiamo
comprendere: questo, e questo solo, è il "disincanto" che
bisogna realizzare rispetto alle radici del nostro Immaginario . >>
Franco Cardini
Il malvagio Plutone , sovrano delle acque infernali come il fiume Cocito e la palude Stigia , identificato già nel Signore degli Inferi ( si veda la Teogonia di Esiodo ), chiama a raccolta le schiere malefiche nella selva della quale egli ne è il demiurgo , che dovranno offendere i cristiani.
Da questa selva suoni spaventevoli promanano :
" Come rugge il leon, fischia il serpente,
come urla il lupo e come l’orso freme
v’odi, e v’odi le trombe, e v’odi il tuono:
tanti e sí fatti suoni esprime un suono. "
Torquato Tasso, Gerusalemme Liberata XIII,21
E ancora :
"Signor, non è di noi chi piú si vante
troncar la selva, ch’ella è sí guardata
ch’io credo (e ’l giurerei) che in quelle piante
abbia la reggia sua Pluton traslata.
Ben ha tre volte e piú d’aspro diamante
ricinto il cor chi intrepido la guata;
né senso v’ha colui ch’udir s’arrischia
come tonando insieme rugge e fischia."
Torquato Tasso, Gerusalemme Liberata XIII,23
Tre sono gli elementi sui quali porrei attenzione : i " mostri " tema " svolto dal tenace vischio " in altre pagine di questo sito ; la liberazione di Angelica , anche questo tema ha avuto in questo sito un suo corposo svolgimento e , infine , l'orrida selva ( 1 ) della quale ha preso possesso Plutone che ben ricorda la selva dantesca.
gdg
( 1 ) La selva da cui inizia il viaggio Dante è oscura e fonda (If I 2 e XX 129), probabile ripresa da Aen. VI 268-271 " Ibant obscuri sola sub nocte per umbram/... quale per incertam lunam sub luce maligna / est iter in silvis ". È da rilevare che Dante forse legge con molti manoscritti virgiliani " obscura soli " anziché " obscuri sola " (e io sol uno di If II 3 parrebbe conferma di questa lettura); in If XX 129 e già iernotte fu la luna tonda: / ben ten de' ricordar, ché non ti nocque / alcuna volta per la selva fonda, Dante conferma il confronto con il passo virgiliano, completando la citazione con la ripresa della luce lunare. L'iter di Dante nella selva è incerto perché la mancanza della luce gli rende difficile l'orientamento (cfr. Cv IV XXIV 12 così l'adolescente, che entra ne la selva erronea di questa vita, non saprebbe tenere lo buono cammino); la selva è selvaggia (If I 5, con figura etimologica; è il loco selvaggio del v. 93) e aspra e forte (dittologia sinonimica: cfr. Pg II 65), sì da rendere difficoltoso il cammino a Dante ; è amara (If I 7) perché Dante rischia di perirvi (I 26-27 lo passo / che non lasciò già mai persona viva).