L'ANIMA? È SOLO UN'ILLUSIONE ?
Gian Lorenzo Bernini-Anima dannata
Così la scienza supera il dualismo tra la mente e il corpo.
Il nostro corpo è stato a lungo considerato come sede, momentanea e imperfetta, di un'anima immortale e immateriale. Con la fine o l'attenuazione della concezione religiosa dell'anima si sono alternati diversi agenti che hanno ripreso e incarnato alcune delle sue caratteristiche: dall'inconscio ai condizionamenti sociali, dalle emozioni alle passioni, tutti hanno ammiccato a un dualismo ontologico. La scienza ha sempre cercato di mettere in guardia gli uomini dal potere seduttivo di soluzioni facili, illusorie e lontane dalla corretta spiegazione dei fenomeni. «Ma è noto che l'uomo non ama conoscere la verità, soprattutto se lo riguarda da vicino, e preferisce le nozioni confuse e inverificabili che conducono al fiorire delle mitologie, passate e presenti» — scrive Edoardo Boncinelli in Quel che resta dell'anima (Rizzoli), un vero e proprio viaggio attraverso la tradizionale idea di anima e i suoi molteplici aspetti nel corso dei secoli. Un viaggio anche attraverso le parole, soprattutto quelle così cariche di significati da rendere ogni conversazione faticosa e spesso confusa. Sono le parole che Boncinelli chiama «parole-interruttore», quelle che ci trascinano in una nebbia di frasi fatte e pregiudizi, che non riescono a scrollarsi di dosso il peso ideologico e che attivano in noi reazioni immediate e poco razionali.
«Anima» è certamente una di queste parole, ma è in buona compagnia: coscienza, mente, razionalità, identità, emozione, informazione, pensiero. Sono termini che usiamo tutti i giorni e che richiedono una opera di pulizia semantica, se vogliamo procedere nella discussione senza inciampare in ostacoli insormontabili.
Nel cammino intorno all'anima si incontrano innumerevoli rompicapi, molti dei quali resi ingombranti dallo sviluppo delle neuroscienze. Ciò che oggi sappiamo ha reso irrimediabilmente superflua la nozione di anima e ha segnato definitivamente la fine del dualismo tra mente e corpo — o tra anima e corpo.
Eppure la credenza che ci sia qualcosa di superiore e non riducibile al nostro corpo è ostinata e diffusa, in parte per ragioni psicologiche. È figlia della nostra tentazione di non rassegnarci di fronte all'inspiegabile, di volerlo ammantare, innalzare al livello «dell'Immaterialità Suprema». Scrive Boncinelli: «È questa riposante immersione in regioni prelogiche che si conquista la nostra predilezione. Oltre che a subirne il fascino, tendiamo di solito anche a ritenere più profondo ciò che è più ambiguo e polisemico, fino a considerare mistico ciò che è spesso solo confuso e contraddittorio». Se aggiungiamo la tendenza a spiegare e a interpretare i fenomeni con strumenti che ci sono familiari e a propendere per una interpretazione finalistica, ci rendiamo conto di quanto sia complessa e faticosa la strada per ripulire termini e concetti.
In un mondo che rifiuta spiegazioni magiche e religiose, la sfida è quella di costruire ipotesi esplicative senza invocare un deus ex machina. A volte anche quella di saper rinunciare momentaneamente alla ricerca.
A questo proposito Boncinelli ci ricorda l'avvertimento del grande fisico Erwin Schrödinger: il pericolo più grave di ricorrere a spiegazioni insoddisfacenti non è tanto quello di dire bugie, ma quello di sopprimere l'esigenza di cercarne una accettabile.
Tra le questioni più complesse e controintuitive c'è senza dubbio quella riguardante la nostra volontà e libertà decisionale. Se in un mondo fisico i nostri immateriali stati mentali sono causati da quelli cerebrali, e se è il nostro cervello a decidere, cosa rimane del libero arbitrio? Sono questioni su cui i filosofi della mente e i neuroscienziati si interrogano da tempo. Boncinelli propone una riflessione interessante: «Se il mio io si estende a tutto il mio corpo, allora non c'è dubbio che a decidere sono sempre io, ovviamente in assenza di coercizioni esterne. Paradossalmente, se invece l'io è inteso come un'istanza immateriale di natura autoreferenziale e distinta dal corpo stesso, l'anima appunto, allora l'esistenza del libero arbitrio è messa seriamente in dubbio dalle indagini sperimentali».
Rimane il fatto che la sovradeterminazione causale è un nodo difficile da sciogliere, ma è indubbio che il primo passo debba essere quello di chiarire i termini e le condizioni della nostra ricerca e dei dibattiti, troppo spesso soffocati da stratificazioni di malintesi e di equivoci. 06-09-2012 - Corriere della Sera scrive Chiara Lalli
Risponde l'Avvenire :" Laico dogmatismo: solo «miti» millenni di pensiero
Niente censura, solo senso della misura! Giovedì "Corsera" (p. 41): «L'anima? È solo un'illusione»! Chiara Lalli ci informa con l'autorità di Edoardo Boncinelli: «È noto che l'uomo non ama conoscere la verità… preferisce le nozioni confuse e inverificabili che conducono al fiorire delle mitologie…». In pratica «l'uomo», cioè tutti noi, viviamo in confusione, finché non ci salvano Chiara Lalli e il professor Boncinelli rivelandoci qui che «l'anima è solo un'illusione». Un giudizio su millenni di pensiero umano inferiore, chiamato «dualismo ontologico». Per brevità la Bibbia intera, ma anche Socrate, Platone, Aristotele, Cassiodoro, Agostino, Tommaso d'Aquino, e giù fino a Cartesio – "res cogitans" e "res extensa", vero? – e Spinoza – pensiero ed estensione attributi della Sostanza – e l'Oriente da millenni, e Nord, e Sud tutti «confusi» appresso all'illusione. Oggi è l'8 settembre: tutti a casa! Parola di Chiara Lalli, non nuova a rivelazioni del genere. Il 1 agosto, sempre lì, altro annuncio: «Monogamia, il mito del contratto naturale». Siamo seri, non andiamo appresso ai «miti»! Chiara Lalli ha letto un libro dell'antropologo Augustin Fuentes che dalla California ci fa conoscere un'altra verità indiscutibile: la monogamia è un mito, un'altra «nozione confusa e inverificabile»! Non si discute: si legge e si impara. Che dire? Libera Chiara Lalli, liberi Boncinelli e Fuentes, ma sorprende che senza un dubbio, senza un accenno alla discutibilità delle fonti, da Lalli in su e su temi universali come l'anima e la monogamia si pubblichi a senso unico. Nuovo supponente "dogmatismo" in pagina sul "Corsera"! Non nella satira del "Fatto", tra le vignette, o nella prosa volutamente pazza di un Fantozzi, ma sul "Corriere della Sera". Segno dei tempi? Vallo a sàpere…"
Quale la differenza fra anima,spirito, corpo e mente ? Boncinelli non si pone tale problema . Vede nella Chiesa Cattolica una crisi dirompente e prende la palla al balzo per dichiarare che l'anima è morta finalmente !
<<– Come, rimpiangi Dio?
Immaginati che qui, nei nervi... nella testa, cioè nel cervello, ci sono dei nervi... e in questi nervi (che il diavolo li porti!) ci sono certe fibrille; ebbene, non appena esse si mettono a vibrare... cioè, vedi, io guardo qualcosa con gli occhi cosí, esse vibrano, quelle fibrille, e, quando vibrano, si forma un’immagine, e non subito, ma in capo a un istante, a un secondo, viene un certo momento, cioè non un momento, (che il diavolo li porti!) ma si forma un’immagine, di un oggetto cioè o di un’azione, insomma, al diavolo!, ecco perché io percepisco, e poi penso... grazie a quelle fibrille, e non perché io abbia un’anima e sia fatto a immagine e somiglianza, tutte queste sono sciocchezze. Michaíl mi spiegava ciò ancora ieri, fratello, e io rimasi come scottato. Magnifica, Aljòsa, questa scienza! Ne verrà fuori un uomo nuovo, questo lo capisco... Ma tuttavia rimpiango Dio!
– È bene anche questo, – disse Aljòsa.
– Che io rimpianga Dio? La chimica, fratello, la chimica! Non c’è niente da fare, Vostra Reverenza, fatevi in là, passa la chimica! E Rakítin non ama Dio, oh, no! È il punto debole di tutti costoro! Ma lo nascondono. Mentiscono. Fingono. “Ebbene, esporrai queste cose nelle tue critiche?” gli domandò. – “Parlar chiaro non mi lasceranno”, dice ridendo. – “Ma allora, domando, che sarà dell’uomo? Senza Dio e senza vita futura? Tutto è permesso dunque, tutto è lecito?”
[...]
Secondo me, non c’è nulla da distruggere, fuorché l’idea di Dio nell’umanità; ecco di dove occorre cominciare! È di qui, di qui che si deve partire, o ciechi, che non capite nulla! Una volta che l’umanità intera abbia rinnegato Dio (e io credo che tale epoca, a somiglianza delle epoche geologiche, verrà un giorno), tutta la vecchia concezione cadrà da sé, senza bisogno di antropofagia, e soprattutto cadrà la vecchia morale, e tutto si rinnoverà. Gli uomini si uniranno per prendere alla vita tutto ciò che essa può dare, ma unicamente per la gioia e la felicità di questo mondo. L’uomo si esalterà in un orgoglio divino, titanico, e apparirà l’uomo-dio. Trionfando senza posa e senza limiti della natura, mercé la sua volontà e la sua scienza, l’uomo per ciò solo proverà ad ogni istante un godimento cosí alto da tenere per lui il posto di tutte le vecchie speranze di gioie celesti. Ognuno saprà di essere per intero mortale, senza resurrezione possibile, e accoglierà la morte con tranquilla fierezza, come un dio. Per fierezza comprenderà di non dover mormorare perché la vita è solo un attimo, e amerà il fratello suo senza ricompensa. L’amore non riempirà che un attimo di vita, ma la stessa consapevolezza di questa sua fugacità ne rinforzerà altrettanto l’ardore quanto prima esso si disperdeva nelle speranze di un amore d’oltre tomba e infinito...”, e via di questo passo. Delizioso!
Ivàn se ne stava seduto, tappandosi gli orecchi con le mani e guardando a terra, ma prese a tremare in tutto il corpo. L’ospite proseguí.
– La questione, diceva il mio giovane pensatore, ora sta in questo: è possibile che una simile epoca abbia un giorno a spuntare? Se spunterà, tutto sarà deciso e l’umanità si darà il suo assetto definitivo. Ma siccome, data l’inveterata stoltezza umana, a tale assetto non si verrà nemmeno in un migliaio d’anni, cosí a chiunque già oggi abbia coscienza della verità è lecito regolarsi come piú gli fa comodo, in base ai nuovi princípi. In questo senso “tutto gli è permesso”. Non basta: se anche quell’epoca non dovesse venir mai, poiché a ogni modo Dio e l’immortalità non esistono, all’uomo nuovo è lecito diventare un uomo-dio (dovesse pur esser l’unico al mondo) e poi, s’intende, nella sua nuova qualità, scavalcare a cuor leggero tutte le vecchie barriere morali dell’uomo-schiavo, se sarà necessario. Per Dio non c’è legge! Ovunque Iddio si metta, quello è il suo posto! Ovunque io mi metta, quello diventa subito il primo posto... “tutto è lecito” e basta! >> F. M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov, Garzanti, 1979.
Sorge spontaneo un quesito : se l'anima non esiste tutto è permesso e tutto è lecito in questo mondo ? Che ci si comporti bene o male qual'è la differenza? Un mondo di impuniti insomma ?
gdg