La liberazione di Andromeda di Piero di Cosimo. Prima parte.
"[...] a Piero di Cosimo importa soprattutto una vita rivoluzionaria vissuta realmente, anche se qualche volta bizzarramente espressa. Quel che egli cerca è una primitività dell'esistenza che sia nello stesso tempo un ribellarsi e uno sfuggire alla propria epoca. L'odio contro l'esagerato formalismo di una società stanca, che, anche alla corte di Lorenzo de' Medici, si compiaceva di speculazioni misticheggianti ( perbacco ), di intellettualismi umanistici ( sorbole ) e di retorici abbandoni a romantiche civetterie naturalistiche ( giuggiole per lanterne ? ), gli ispira una appassionata nostalgia per la intatta originalità e per la selvaggia forza della natura. Lontano da ogni piagnucoloso romanticismo, si manifesta in lui un senso primordiale del cosmo, alle cui eterne leggi della vita e della morte egli sente aderire la propria vita. E Piero barcolla come ogni uomo fra un'orgiastica energia di vita e una profonda ansia di morte [...] Piero di Cosimo fu il primo pittore mitico dei tempi moderni. Ma dovremo vedere in lui anche il primo pittore d'un paesaggio cosmico ".G. Pudelko, Piero di Cosimo-Peintre Bizarre
Ma è proprio così ? Pudelko scorge nei dipinti di Piero di Cosimo la grande inquietudine che ha fatto scrivere di lui : "Anche ai suoi contemporanei, che ammiravano e incoraggiavano l'inclinazione peculiare della sua mente, Piero dovette sembrare un po' strano, e alla generazione successiva, che non avvertì più l'antica e bella frenesia del primo rinascimento, Piero dovette apparire già alquanto riprovevole. Così che il saggio e accorto Vasari - nonostante che confessi una particolare affezione per la sua opera — comincia la sua biografia, nella prima edizione, con una piccola predica sullafollia o almeno sulla depravazione ( sic) di un individuo così sconsiderato". R. Fry futures at the Burlington Fine Arts Club
Eppure Berenson arriva ad affermare : "Ma il vero patriarca dei pittori appartenenti alla cosiddetta età dell'oro fiorentina non fu Cosimo Rosselli, bensì Piero, allievo di Cosimo e poi a lungo il primo aiutante della sua bottega"
Il leit motiv è sempre lo stesso: agli inquieti , a coloro che non si accontentano delle apparenze, che sono intimamente travagliati, che sono perennemente insoddisfatti viene inflitto l'ostracismo consistente nell'allontanamento dalla "società" dei benpensanti. Lo stesso Vasari, nonostante fosse affascinato dalle sue opere , lo considerava un insensato ! Che dire? Se mai qualcuno ha potuto pensare che il Vasari possa essere stato l'autore del Sogno di Polifilo , questi suoi giudizi diretti a Cosimo ( e in altra sede allo stesso Filarete ) che lo additano come " amico della solitudine ", colpevole di non potare gli alberi in giardino, né di cogliere i frutti perché detestava interferire con la natura, non gli fanno onore e pongono il celebre architetto su un piano profano, caduco. Vasari non comprende Piero di Cosimo e lo disprezza, pertanto , come persona !
La Liberazione di Andromeda è l'ultima sua opera. Non è Giorgio di Cappadocia che libera la fanciulla ma è Perseo che colpisce l'orrenda orca alla base della testa con una spada ricurva. In primo piano personaggi variamente colorati che suonano e cantano e si rallegrano per la liberazione di Andromeda. Piero di Cosimo ci lascia in eredità un capolavoro sia perchè riconferma , come sosteneva il Panofsky, le sue grandi doti di pittore e non di disegnatore ( un colorista come si direbbe oggi ) sia perchè ripropone attraverso il mito di Andromeda un ancestrale insegnamento in una sapiente composizione sinottica.
Ma è proprio così ? Pudelko scorge nei dipinti di Piero di Cosimo la grande inquietudine che ha fatto scrivere di lui : "Anche ai suoi contemporanei, che ammiravano e incoraggiavano l'inclinazione peculiare della sua mente, Piero dovette sembrare un po' strano, e alla generazione successiva, che non avvertì più l'antica e bella frenesia del primo rinascimento, Piero dovette apparire già alquanto riprovevole. Così che il saggio e accorto Vasari - nonostante che confessi una particolare affezione per la sua opera — comincia la sua biografia, nella prima edizione, con una piccola predica sullafollia o almeno sulla depravazione ( sic) di un individuo così sconsiderato". R. Fry futures at the Burlington Fine Arts Club
Eppure Berenson arriva ad affermare : "Ma il vero patriarca dei pittori appartenenti alla cosiddetta età dell'oro fiorentina non fu Cosimo Rosselli, bensì Piero, allievo di Cosimo e poi a lungo il primo aiutante della sua bottega"
Il leit motiv è sempre lo stesso: agli inquieti , a coloro che non si accontentano delle apparenze, che sono intimamente travagliati, che sono perennemente insoddisfatti viene inflitto l'ostracismo consistente nell'allontanamento dalla "società" dei benpensanti. Lo stesso Vasari, nonostante fosse affascinato dalle sue opere , lo considerava un insensato ! Che dire? Se mai qualcuno ha potuto pensare che il Vasari possa essere stato l'autore del Sogno di Polifilo , questi suoi giudizi diretti a Cosimo ( e in altra sede allo stesso Filarete ) che lo additano come " amico della solitudine ", colpevole di non potare gli alberi in giardino, né di cogliere i frutti perché detestava interferire con la natura, non gli fanno onore e pongono il celebre architetto su un piano profano, caduco. Vasari non comprende Piero di Cosimo e lo disprezza, pertanto , come persona !
La Liberazione di Andromeda è l'ultima sua opera. Non è Giorgio di Cappadocia che libera la fanciulla ma è Perseo che colpisce l'orrenda orca alla base della testa con una spada ricurva. In primo piano personaggi variamente colorati che suonano e cantano e si rallegrano per la liberazione di Andromeda. Piero di Cosimo ci lascia in eredità un capolavoro sia perchè riconferma , come sosteneva il Panofsky, le sue grandi doti di pittore e non di disegnatore ( un colorista come si direbbe oggi ) sia perchè ripropone attraverso il mito di Andromeda un ancestrale insegnamento in una sapiente composizione sinottica.
Piero di Cosimo, Il ritrovamento di Vulcano.
Voglio aggiungere qui una nota non mia su questa opera d'arte" Panofsky riscontrò un’affinità iconologica con Le storie dell’umanità primitiva e in particolare con i dipinti su Vulcano: se nella prima fase della storia dell’umanità, quella ante Vulcanum, il fuoco che incendia la foresta è fonte di terrore per uomini e animali e nell’era sub Vulcano il fuoco diviene mezzo di acquisizione dell’abilità tecnica, nell’epoca sub Prometheo esso rappresenta il fuoco celeste, cioè la chiarezza della conoscenza che può essere raggiunta solo a discapito della felicità" affinche sia più comprensibile l'invocazione di Ercole alla ricerca di Ila :
<< UT LITUS HYLA,HYLA OMNE SONARET >>
dove l'omofonia riporta alla Hyle di Aristotile e degli alchimisti e quindi alla chora di Platone , è l'indigesta materia ,è il bosco di Omero " il bosco -hyle- rigoglioso che cresce intorno alla grotta ", è il labirinto in cui ci si perde , è " il luogo dove tutto il possibile può avere generazione "
gdg
Voglio aggiungere qui una nota non mia su questa opera d'arte" Panofsky riscontrò un’affinità iconologica con Le storie dell’umanità primitiva e in particolare con i dipinti su Vulcano: se nella prima fase della storia dell’umanità, quella ante Vulcanum, il fuoco che incendia la foresta è fonte di terrore per uomini e animali e nell’era sub Vulcano il fuoco diviene mezzo di acquisizione dell’abilità tecnica, nell’epoca sub Prometheo esso rappresenta il fuoco celeste, cioè la chiarezza della conoscenza che può essere raggiunta solo a discapito della felicità" affinche sia più comprensibile l'invocazione di Ercole alla ricerca di Ila :
<< UT LITUS HYLA,HYLA OMNE SONARET >>
dove l'omofonia riporta alla Hyle di Aristotile e degli alchimisti e quindi alla chora di Platone , è l'indigesta materia ,è il bosco di Omero " il bosco -hyle- rigoglioso che cresce intorno alla grotta ", è il labirinto in cui ci si perde , è " il luogo dove tutto il possibile può avere generazione "
gdg