L'Alchimia di René Alleau.
“Il Maestro non può fare altro che favorire
l’entusiasmo per la ricerca, dove sapienza e
intelligenza diventano carisma quando danno
voce all’esperienza”
S. Agostino
L’Alchimia è stata per lungo tempo confusa con l’occultismo, la magia e la stessa stregoneria. Nel migliore dei casi, si riduceva ad un insieme di tecniche artigianali prechimiche finalizzate alla composizione delle tinture e alla produzione sintetica di gemme e metalli preziosi.
Ancora nel XIX secolo, Marcelin Berthelot vedeva le operazioni alchemiche quali esperimenti chimici, il cui scopo principale era quello di ricercare la sintesi dell' oro. Per sfuggire alle indagini della polizia o per nascondere i loro fallimenti, gli alchimisti avrebbero usato un linguaggio cifrato del quale solo gli adepti possedevano la chiave.In questo modo gli alchimisti erano considerati dei falsari o degli impostori.
La scoperta di testi alchemici cinesi, in particolare, ha messo in discussione l’intera questione.
L'interpretazione errata dei testi alchemici e la sconoscenza delle dottrine correlate è stata la causa principale delle difficoltà nel decifrare il linguaggio simbolico degli alchimisti.
In effetti, la lettura di questi trattati è stata concepita dagli Autori quale prova iniziatica.
I Maestri volevano, nei loro discepoli, mobilitare tutte le forze spirituali e intellettuali, chiare e oscure, affinché potessero raggiungere l'illuminazione. Essi dovevano uscire dal loro tempo e , ancor di più , da se stessi: dovevano dimenticare per ricordare. Dovevano dimenticare per ritrovare. L'alchimista non si cura della gloria ma ricerca l’anonimato. L’alchimista cerca di perfezionare attraverso l'Arte ciò che è stato creato prima di lui e lasciato imperfetto dalla Natura.
L’Alchimia, così come l'astrologia e la magia, deve essere considerata una scienza tradizionale. La si deve definire in rapporto con le strutture e i valori delle società e civiltà della tradizione, orientali e occidentali, antiche e medievali, dove essa è nata e dove si è sviluppata. Essa deve , pertanto, essere considerata, in funzione dei suoi criteri fondanti, badando bene di non cercare di contestualizzarla ai giorni nostri.
L’alchimia può ricordare la fisico-chimica ma è anche e ,soprattutto, una mistica sperimentale. La sua natura è sia materiale che spirituale, e considera, principalmente, le relazioni che intercorrono tra la vita dei metalli e l'anima universale. Essa desidera liberare lo spirito tramite la materia e la materia tramite lo spirito. Per molti aspetti essa si apparenta ad un’ arte, di un'arte suprema però: la tradizionale "Arte d’Amore". Essa propone all'uomo di trionfare sul tempo; è la ricerca dell' assoluto.
La parola "alchimia" deriva dall'arabo al-kīmiyā, conservata nel provenzale alkimia e nello spagnolo alquimia . In Germania e in Inghilterra é stata mantenuta una derivazione medievale, attestata anche nei vecchi nomi francesi "alquémie" e "arkémie" (XIII secolo).
Il significato del sostantivo préarabo kīmiyā, preceduto dall’articolo determinativo, è ancora controverso. Littré ha ritenuto che la parola "chimica" e la parola "alchimia" derivassero dal greco Χυμια, Χυμος , "succo", supponendo che si intendeva originariamente come "arte dei succhi ." Diels ha proposto il greco χυμα, "fusione", che indicherebbe il carattere metallurgico di queste tecniche antiche.
Gundel e von Lippmann hanno respinto l'ipotesi di Diels. La parola kīmiyā, , attraverso il siriaco, χημια deriva dal greco e si sarebbe formata sulla egiziano kam-it o kem-it, "nero" e evoca la "terra nera", il nome tradizionale, secondo Plutarco , di Egitto, che fu la culla della chimica e delle arti alchemiche, o il caratteristico "nero" della decomposizione di alcuni metalli.
L'Enciclopedia dell'Islam menziona questa ultima ipotesi. Essa ricorda , tuttavia, che la parola kīmiyā, è sinonimo di d'al-īksir , in francese "elisir" . Il Mafatih-al-Ulum ha fatto derivare kīmiyā da kamā, , "tenere segreto". Secondo al-Safadī, kīmiyā sarebbe di origine ebraica e significa che questa conoscenza viene dal Dio vivente. Nel corpus alchemico di Jabir ibn Hayyan, al-īksir è anche concepito come emanazione dello spirito divino.
Festugière ha ricordato che gli antichi alchimisti greci si rapportavano ad un mitico fondatore chiamato Chémès, Chimès o Chymès .
La prima menzione di questa origine appare nel IV° secolo d.C. nelle opere del famoso alchimista alessandrino, Zosimo di Panopoli . Chémès sarebbe stato un "profeta ebraico". Questo autore, utilizzando un metodo comune nella letteratura ermetica, vela una preziosa dichiarazione filosofica attraverso un fatto pseudo-storico . La leggenda ha qui il suo significato primo e rivela esattamente " ciò che si deve leggere", ovvero ciò che l'iniziato deve intendere.
Avendo vissuto in Alessandria, che allora aveva molti studiosi ebrei, Zosimo non poteva ignorare Chemesch che in ebraico è il nome del sole. Per chiarire il suo punto, Zosimo, nelle sue Istruzioni per Eusebia, dichiara: "Il gran Sole produce l’opera perché è attraverso il Sole che tutto si compie. " Questo insegnamento fondamentale è confermato dalle ultime parole della Tabula Smaragdina, la Tavola di Smeraldo, famoso" codice "alchemico attribuito a Ermete Trismegisto:" Completo ( finito, compiuto ) è quello che ho detto dell’operazione del sole. "
Secondo questi dati tradizionali, l'indicazione di al-Safadī sull'originale ebraico kīmiyā può informare in modo più corretto questa etimologia, dove come sinonimo di īksir conserva anche un antico nome del Sole, Σειρ greco. Infine, osserviamo che chems in turco significa anche "sole " e che, in questa lingua, Chami significa aggettivamente di origine "siriana".
Si può quindi dare alla parola " alchimia " il suo primo significato . Gli studiosi antichi ebrei, greci, siriani e arabi hanno probabilmente dato questo nome ad una conoscenza sacra, ad un insieme di conoscenze esoteriche e iniziatiche dell'antica "arte sacerdotale", il cui insegnamento era basato sui misteri del Sole, fonte di luce, calore e vita.
Parafrasando Frank McCourt, premio Pulitzer 1997 e candidato al Nobel per la letteratura, questa lectio magistralis di René Alleau ha un grande valore..... anche se riesce a toccare una sola anima.
gdg